(Il Romanista - D.Galli) Avanti tutta con Luis Enrique. Nonostante le fragilità del gruppo, gli scogli che affiorano, i casi e i casetti, i malumori. La società non scarica il suo tecnico.
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Baldini: “Il progetto continua”
(Il Romanista – D.Galli) Avanti tutta con Luis Enrique. Nonostante le fragilità del gruppo, gli scogli che affiorano, i casi e i casetti, i malumori. La società non scarica il suo tecnico.
Franco Baldini lo dice chiaramente: «La fiducia nell’allenatore c’è ancora. Conoscevamo le difficoltà e per questo andiamo avanti. Questo è il primo anno di un progetto che richiede del tempo. C’è una bontà di fondo in questa idea. Il fatto di subire gol su calci piazzati per errori individuali si può limare con il lavoro in settimana e con giocatori più forti di quelli che ci sono ora». Parla Baldini. Parla per tutti. Parla di Osvaldo, perché - come ti sbagli? - adesso che hai perso, la gente accusa il tecnico di averlo punito. Tocca al diggì (ri)spiegare che una squadra non è una squadra se fa a meno di certi valori. «Tutti noi vogliamo essere vincenti e se vogliamo fondare una squadra, dobbiamo farlo partendo da dei valori che siano alla base del progetto. E anche se la situazione per convenienza suggeriva altro, per noi è importante seguire questa strada». Poi Baldini dice una cosa. La più importante. La chiave di volta. «Il rapporto che Luis Enrique ha con la squadra è notevole». Due indizi, e non tre stavolta, fanno una prova. «Se Luis Enrique si sta abituando al calcio italiano? Io devo dire che l’ho visto. Ad esempio, nelle partite con Novara e Lecce nelle quali la squadra sembrava fosse passata dalla cosa di pensare una cosa (testuale e meraviglioso, ndr), al farla. Devo dire che anche per 80 minuti con l’Udinese mi era sembrato questo. Dopo 15 minuti oggi siamo rimasti in dieci con un rigore contro e le cose si sono complicate. A questo si aggiunge il fatto che una settimana come quella passata, molto difficile, si vedeva che aveva messo pressione alla squadra. Che subiva la situazione ».
Fioccano i problemi. «Sono più di quelli che uno si sarebbe auspicato di trovare - ammette candidamente il dg - sapevo quello che ci saremmo trovati di fronte, conoscendo le premesse». Siamo arrivati alla quindicesima formazione diversa di fila su quindici partite. «È dovuto agli infortuni», spiega Baldini. «Certo - confessa - per i risultati non posso che sentire tutto il male del mondo nello stomaco. Ma la squadra ha un’identità». Gli infortuni condizionano il gioco. «Il fatto di non poter giocare sempre con gli stessi uomini non è un vantaggio per l’allenatore, che non ha avuto la possibilità di schierare la stessa squadra. La Roma più cauta di Udine è stata una scelta tattica, a dimostrazione che l’allenatore non è un integralista. A volte, se gli avversari scoprono alcune lacune l’allenatore è disponibile a modificare la propria fisionomia per arrivare al risultato». A Baldini dà fastidio sentir parlare di Barcellona come unico modello. «Non dobbiamo fare riferimento sempre al Barcellona. Non è il caso, stiamo giocando un tipo di gioco che prevede il possesso di palla ma il Barça non è l’unica squadra a cui fare riferimento. In questo periodo, il tempo sembra accorciarsi ad ogni sconfitta. Sappiamo che c’è una bontà di fondo nella nostra idea e cercheremo di svilupparla il più possibile. Non penso che gli errori su palla inattiva siano da legare al tipo di gioco. Sono errori individuali che possono essere migliorati con gli allenamenti e con i giocatori che faranno parte in futuro della Roma ».
I cori contro Luis Enrique non possono essere tenuti nascosti. Baldini chiede altra pazienza. «Li abbiamo sentiti e non fanno piacere. Sono legittimi, però. Una partita così fa male. Questo è un allenatore e una persona degnissima. Non bisogna disperdere il piccolo patrimonio che abbiamo acquisito sin qui». Si sono sentiti anche i cori per Totti. Quando gli viene chiesto se però l’esclusione di Francesco possa condizionare il rapporto con l’ambiente, il direttore ammette di sì: «In giornate come queste va sottolineato l’attaccamento alla maglia. Oggi i tifosi non si sono dimostrati così pazienti come lo erano stati straordinariamente fino ad ora. Hanno mostrato una impazienza che finora non c’era stata. Ma che va registrata. Rappresentiamo una società che ha un seguito importante e i tifosi hanno il diritto di non essere contenti»
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