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Balbo: «Erik vi incanterà. Noi argentini non falliamo»

(Il Romanista – P.Bruni) – E’ una Roma che si rifonda e, passo dopo passo, tassello dopo tassello, cambia pelle. Una volta, la colonia brasiliana era florida e il mercato aveva quasi esclusivamente l’accento portoghese.

Redazione

(Il Romanista - P.Bruni) - E’ una Roma che si rifonda e, passo dopo passo, tassello dopo tassello, cambia pelle. Una volta, la colonia brasiliana era florida e il mercato aveva quasi esclusivamente l’accento portoghese.

Oggi, invece, la quotidianità racconta tutta un’altra storia: con l’avvento di Walter Sabatini è la terra dei “gauchos” a diventare la meta preferita per i sogni degli apprensivi tifosi giallorossi. Erik Lamela rappresenta il biglietto da visita del nuovo corso societario: un ragazzo talentuoso e di sicura prospettiva a cui mezza Europa strizzava l’occhio. Lui, però, a scelto la Magica per sbarcare nel calcio “dei grandi”: è partito da Buenos Aires fino ad arrivare nella Città Eterna, perché era (ed è) Roma il suo sogno da rincorrere, calciare e vivere. A poche ore dalla chiusura della trattativa col River Plate, ad un passo dall’ufficializzazione del suo acquisto, abbiamo fatto quattro piacevoli chiacchiere con Abel Balbo: ieri fenomenale bomber romanista, idolo della Curva Sud, capitano antecedente all’era “tottiana” e oggi allenatore dell’Atletico Arezzo, in serie D. Per l’ex centravanti della “Seleccion”, infatti, quello argentino è un mercato senza segreti: non sono in molti a sapere che prima di iniziare la sua carriera in panchina, Abel ha fatto il procuratore sportivo, l’osservatore, e il socio-consulente di Eduardo Bermudez, uno fra i massimi conoscitori del panorama calcistico “albiceleste”. Calmo e paziente come impone la sua natura, l’uomo dei settantotto gol con la maglia della Roma, ha disegnato un profilo intrigante e appassionante di Lamela.

Manca poco per l’ufficializzazione di Lamela alla Roma. Contento?

È un giocatore molto interessante, fra i migliori che si sono messi in luce in Argentina negli ultimi anni. Mi piace e credo che possa regalare molte soddisfazioni.

Abel, è un acquisto di prima fascia?

Dipende da come si interpreta questa espressione. E’ un ragazzo con tanto talento ma deve ancora crescere un po’. Se viene preso per fare subito la differenza, certamente è uno sbaglio. Va aiutato a maturare e a misurarsi adeguatamente con un campionato complicato come quello italiano. L’esperienza col River Plate è stata importantissima ma non dimentichiamoci che anche lì, in patria, come logico, ha alternato partite di altissimo livello a match in cui si è visto poco. Tuttavia, vi posso assicurare che quando prende palla è un calciatore che incanta.

Ci spiega a quale categoria di giocatori appartiene?

È molto moderno, abile e dotato di un bel passo. Sicuramente riesce ad abbinare qualità fisiche a caratteristiche tecniche di rilievo. Certo, sarebbe impensabile immaginare che all’inizio non troverà difficoltà ma, col tempo e con la pazienza, tutto si accomoderà per il meglio.

In una cosa è già riuscito: eccitare le fantasie dei tifosi.

Non male per un diciannovenne. Ripeto: va aiutato. È impensabile che faccia la differenza subito. Bisogna stare attenti perché conosciamo tutti le difficoltà di Roma: un giorno sei un fenomeno, quello dopo una schiappa. Lamela avrà parecchi momenti di difficoltà e servirà l’aiuto dell’allenatore per supportarlo e fargli capire quanto potrà essere importante all’interno del progetto.

Per fortuna che c’è Nico Burdisso. Lui ha tutte le caratteristiche del “papà”.

Certamente, Nicolas sarà al suo fianco e lo consiglierà nel modo migliore. Ma dovranno appoggiarlo pure i compagni per scortarlo fuori dalle situazioni più complicate.

Com’è caratterialmente?

Non mi preoccupa perché un argentino difficilmente fallisce sotto questo aspetto.

Si è partiti da venti milioni di euro fino ad arrivare a dieci. È il giusto prezzo?

Direi di sì. È una grande promessa ma non ancora completamente affermata. L’anno disastroso col River non l’aiutato e, comunque, è stato uno dei pochi a salvarsi. Ad oggi è un investimento importante, fra un paio d’anni potrà triplicare il suo valore.

Tutti si domandano: è pronto per fare il titolare?

Perché no! Bisogna dargli fiducia e sostenerlo nei periodi più complicati. Non so chi rimarrà a Roma, non conosco le strategie di Sabatini, ma anche giocarsi una maglia da titolare con gli altri attaccanti sarà utilissimo per farlo crescere e sfondare.

Offre maggiori garanzie come punta oppure da trequartista?

Se Luis Enrique adotterà il 4-3-3, penso potrà fare l’attaccante esterno di sinistra. Quello, forse, è il ruolo a lui più congeniale. Come trequartista ha una piccola carenza: è un tipo da palla incollata al piede e non manda i compagni spessissimo in porta.

Crede a chi sostiene che verrà girato al Palermo per arrivare a Pastore?

Per niente. Queste operazioni si fanno al buio, si decidono prima e non si fa arrivare il giocatore in casa propria per poi girarlo dopo pochi giorni.

Meglio Ricky Alvarez o Erik Lamela?

Ad oggi, e sottolineo “ad oggi”, Alvarez è più maturo, ha un’esperienza diversa rispetto al connazionale ed è potuto crescere nel Velez, una fra le migliori società argentine. Il domani è tutto per Lamela.

Dopo tanti brasiliani, ora si punta sugli argentini. Di solito i primi incantano, i secondi vincono. È d’accordo?

Non posso che esserlo (ride, ndr). Caratterialmente, noi argentini siamo molto vicini agli italiani e possiamo contare su una dote in particolare: facciamo molto gruppo all’interno dello spogliatoio, cerchiamo di vincere aiutandoci con i compagni.