rassegna stampa roma

As Roma, è polemica sui conti

(Il Romanista – D. Galli) – «Chi ha fatto l’affare? È stata salvata la Roma». Salvata, Tullio Camiglieri dice proprio così. Nel suo intervento a Radio Radio, il presidente di Open Gate Italia, la società di comunicazione che fa...

Redazione

(Il Romanista - D. Galli) - «Chi ha fatto l’affare? È stata salvata la Roma». Salvata, Tullio Camiglieri dice proprio così. Nel suo intervento a Radio Radio, il presidente di Open Gate Italia, la società di comunicazione che fa da portavoce della cordata americana, non si limita a fare il punto della situazione sul procedimento di vendita dell’As Roma.

Camiglieri invita a leggere un articolo di Repubblica in cui, sostanzialmente, viene spiegato per quale motivo la trattativa con gli americani è stata «lunga e complicata». Il quotidiano si sofferma sulle cause intentate alla società per un valore compreso tra i 50 e i 60 milioni di euro, parla di «pratiche avventurose nei rapporti di lavoro», di una famiglia Sensi «generosa» e di un prestito da 200 mila euro concesso a Bruno Conti nonostante il club fatichi «a pagare gli stipendi». Sia Conti sia la società hanno replicato all’articolo. «Tutto quello che ho avuto me lo sono sempre guadagnato, mi sento diffamato», ha commentato il responsabile del vivaio romanista. La ricostruzione di Repubblica merita un paio di considerazioni. Il valore delle cause è stato calcolato sulla base delle pretese avanzate dal presunto danneggiato. Esempio: Batistuta chiede 9 milioni per una vertenza di lavoro. Però il giudice potrebbe non dare ragione all’argentino o diminuire anche sensibilmente la somma. Un altro nome tirato in ballo dal giornale è quello dell’ex medico giallorosso Mario Brozzi, che adesso dice: «Sono pronto a risolvere il mio contenzioso con la Roma parlandone con la nuova proprietà americana. Non porto rancore, ma voglio mi sia restituita la dignità professionale». Quanto a Bruno Conti, il prestito ai dipendenti è una prassi consolidata nelle grandi aziende. Detto questo, è vero che gli accordi di Boston hanno evitato scenari ipoteticamente drammatici. Il futuro aumento di capitale tamponerà le perdite. Come risulta dall’estratto dei patti parasociali su Il Sole 24Ore, entro 3 mesi dalla conclusione dell’Opa, che andrà lanciata entro settembre, la holding che controllerà la Roma, partecipata al 60% dagli americani e al 40% da Unicredit, sottoscriverà un aumento di capitale di minimo 35 milioni di euro. Non sono esclusi poi successivi interventi, «al fine - si legge - di raggiungere un apporto complessivo di 50 milioni di euro che potranno essere destinati anche a investitori terzi». Ma quanto ci vorrà per far sì che DiBenedetto si insedi? Nel suo intervento a Radio Radio, Camiglieri preferisce non fissare delle date. Il manager affronta i temi di stretta attualità, come la disastrosa Roma degli ultimi tempi. «Con l’Inter si poteva fare di più? Lo possiamo dire», ammette il manager. «Non è stata una bella partita. Non ne ho parlato con DiBenedetto, ora la priorità è attendere l’autorizzazione della Consob e dell’Antitrust. Sono i due passaggi fondamentali per la totale acquisizione. Ma DiBenedetto è rimasto positivamente colpito dall’affetto dei tifosi quando è arrivato a Roma, specialmente nell’incontro avvenuto a Testaccio.

Se la Roma non entrerà in Champions, dice Camiglieri, «i piani non verranno modificati. Sono quelli e rimarranno tali». Anche perché, spiega, «se degli imprenditori decidono di fare questo tipo di investimenti, lo fanno con cognizione, stiamo parlando di gente abituata a queste cose, basti pensare ai Boston Red Sox». A Camiglieri hanno dato fastidio le chiacchiere che hanno fatto da contorno alla trattativa: «Questa è una strana città, si è parlato di tracciabilità dei fondi, di dubbi. Un gruppo di questo tipo non si avventura senza la volontà di fare una grande squadra. Ha salvato la Roma, e da qui ripartiamo. Questi imprenditori si dimostreranno seri». Per uno di loro, per James “Jimmy” Pallotta, è anche un fatto di cuore. Spiega il presidente di Open Gate: «Ha detto che è molto legato alla città, fa parte delle sue radici. Se lo dice, è perché è vero». Comunicazione e stadio di proprietà. Per Camiglieri, bisogna ripartire da questi due capisaldi. «Gli stadi sono un elemento fondamentale per esempio. Perché la Juve sì e la Roma no? Garantirà occupazione, ritrovo, servizi. Sulla comunicazione ci si lavorerà sicuramente. Con passione. La Roma deve diventare una squadra importante a livello nazionale e internazionale. Uscirà dal Raccordo Anulare. Il progetto è quello di fare una Roma competitiva. Le strategie saranno concordate con i nuovi dirigenti, con il nuovo allenatore».