(Il Romanista-F.Bovaio) Una storia affascinante, un calciatore di talento. Bojan Krkic è un personaggio tutto da scoprire. Uno spagnolo di nome slavo perché figlio di una coppia mista, con il padre serbo e la madre catalana.
rassegna stampa roma
Arriva dalla Serbia il figlio della rivoluzione culturale
(Il Romanista-F.Bovaio) Una storia affascinante, un calciatore di talento. Bojan Krkic è un personaggio tutto da scoprire. Uno spagnolo di nome slavo perché figlio di una coppia mista, con il padre serbo e la madre catalana.
Da qui il suo passaporto da comunitario e l’infanzia trascorsa in Serbia a Linyola, in provincia di Lleida, dove inizia a giocare a calcio a soli quattro anni nella squadra di Bellpuig. Qui resta per cinque stagioni, nelle quali dimostra subito una grande confidenza con il gol. Certo, a quell’età i bambini non hanno ruolo e gli allenatori li schierano in ogni zona del campo per insegnare loro a giocare ovunque, ma Bojan sotto porta è davvero micidiale e quando ad otto anni partecipa a un campo estivo organizzato dal Barcellona ad Andorra i tecnici catalani lo notano subito e lo portano nella Cantera blaugrana.
Qui il giovane Bojan cresce nel mito di Crujiff, che nel Barça è una vera e propria icona vivente per aver scritto pagine di storia importanti sia come giocatore che come allenatore. La rivoluzione culturale portata dal grande olandese nel club catalano fu di così grande portata che dal suo arrivo in panchina in poi ogni squadra blaugrana cominciò a giocare allo stesso modo, avendo la ricerca del gol e dello spettacolo come obiettivo principale. Musica per le orecchie di Bojan, che con la porta avversaria aveva sempre avuto grandissima confidenza. In quegli anni, poi, nacque la sua ammirazione smodata per il grande Johann, del quale ha dichiarato proprio ieri di voler indossare lo stesso numero di maglia, il 14. Un numero che per ogni giocatore del Barça è il più prezioso e che l’Ajax, prima squadra di Crujiff, volle sublimare ritirandolo nel 2007 in occasione del sessantesimo compleanno del suo vecchio campione.
Crescendo crescendo Bojan fece tutta la trafila della Cantera fino alla prima squadra, con la quale esordì a livello non ufficiale il 24 aprile del 2007 in una amichevole contro gli egiziani dell’Al Ahly, ai quali segnò anche un gol. Dopo 648 reti ufficiali nelle giovanili del Barça per Bojan il capitolo della Cantera si stava per chiudere definitivamente, visto che l’allora mister del Barcellona Frank Rijkaard, convinto dalle doti del ragazzo, nell’estate del 2007 lo portò nella tournée in Scozia con i grandi per poi aggregarlo alla rosa della prima squadra della stagione 2007-08. Così per Bojan arrivò anche il giorno del debutto nella Liga (16 settembre 2007 nello Stadio Revno de Navarra contro l’Osasuna) e addirittura in Champions League, nella quale il 22 settembre sempre del 2007, contro il Lione, diventò il più giovane esordiente della storia a soli diciassette anni e venticinque giorni. Quasi un mese dopo, il 20 ottobre, contro il Villarreal, mise insieme altri due primati di precocità della storia del Barcellona diventando il titolare più giovane in blaugrana e il più giovane marcatore della Liga, nella quale andò in rete a diciassette anni e due mesi. A quel gol in trasferta seguì il primo nel celebre Camp Nou, arrivato il 24 novembre, mentre il 23 marzo del 2008 al Valladolid segnò la prima doppietta della sua carriera.
La prima rete in Champions, invece, arrivò l’1 aprile 2008 nell’andata dei quarti di finale contro lo Schalke 04. In quella sua prima stagione ufficiale tra i grandi come numero di maglia indossò il 27, mentre nella stagione successiva (2008-09) scelse l’11. Con questo visse da protagonista il triplete conquistato dal Barça di Guardiola (Liga, Champions e Copa del Re), ma chiuso com’è dai tanti campioni che ha davanti fatica a trovare posto nell’undici titolare, anche se nel finale della stagione seguente (2009-10) contribuisce con sette gol alla conquista del ventesimo titolo nazionale dei catalani. In quella appena conclusa per lui ancora tanta panchina, nonostante il ritorno a quel numero 9 che indossava nelle giovanili e con il quale segnava caterve di gol.
Poi il passaggio alla Roma, dove prenderà il 14 di Crujiff per partecipare alla rivoluzione culturale predicata da Baldini, Sabatini e Luis Enrique, che ha avuto modo di conoscerlo ed ammirarlo nei giorni trascorsi al Barça.
© RIPRODUZIONE RISERVATA