rassegna stampa roma

Applausi Totti, la Roma è sempre lui

(Il Messaggero-U.Trani) I fischi dell’Olimpico alla Roma che supera 3 a 1 la Sampdoria retrocessa in B. Solo Rosella Sensi batte le mani al sesto posto che vale il tombolino dell’Europa League.

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(Il Messaggero-U.Trani) I fischi dell’Olimpico alla Roma che supera 3 a 1 la Sampdoria retrocessa in B. Solo Rosella Sensi batte le mani al sesto posto che vale il tombolino dell’Europa League.

I giocatori evitano di andare sotto la Curva Sud, accennando solo un timido saluto. Totti, ancora protagonista assoluto, porta con De Rossi e Cassetti un mazzo di fiori e una maglia con il numero uno alla presidentessa che lascia la poltrona agli americani. Spetterà a Thomas Richard DiBenedetto riportare l’entusiasmo perduto: il popolo giallorosso, avvilito e stanco, pretende un’immediata rifondazione.

Me fate schifo tutti tranne Totti. Uno striscione eloquente sintetizza in sei parole la stagione fallimentare della Roma sesta e dopo 8 anni di nuovo dietro alla Lazio, nonostante i tre successi stagionali sui biancocelesti, compreso quello agli ottavi di Coppa Italia. L’Olimpico, vuoto e deluso, incorona solo il suo capitano, premiato a bordocampo davanti ai figli Cristian e Chanel e la nipotina Aurora prima del match della Sensi per i 206 gol realizzati, targa che diventa vecchia in mezz’ora perché Totti segnerà anche la rete 207. Fischi per gli altri, a parte qualche applauso per Lobont, il terzo portiere promosso primo per l’uscita di scena dei due litiganti brasiliani. Ma l’appoggio al romeno sa tanto di presa in giro, considerata la mezza papera sul tiro di Ziegler, da fuori area e abbastanza scontato, palla non trattenuta e lasciata sul piatto destro di Mannini, partito in fuorigioco e lesto a timbrare a porta vuota per il momentaneo vantaggio della Sampdoria.

La partita conta poco o niente, anche se la Roma vuole difendere almeno l’ultimo posto buono per l’Europa League che può iniziare a fine luglio, quindi prestissimo, come la prossima stagione, se il Palermo domenica prossima vincerà la Coppa Italia nella finale all’Olimpico contro l’Inter. Diversi giocatori salutano, altri sono in bilico. Montella, con Sabatini in Argentina a colloquio con Bielsa mentre il Chelsea licenza Ancelotti, conclude con 24 punti in 13 gare, media 1,84 (da preliminari di Champions: sarebbero stati 70 punti, cioè quarto posti). Nessuno lo ringrazia, nemmeno il pubblico. Perché niente può piacere di un’annata vergognosa in cui nessuno deve tirar fuori alibi. Bocciati dirigenti, tecnici e giocatori. Protagonisti, più volte celebrati senza motivo, chiamati a uscire di scena a testa bassa e, si spera, senza aggiungere altre parole a vanvera come quelle sentite in passato e anche ultimamente. La nuova proprietà americana adesso dovrà ricostruire una società svalutata da errori in sequenza e interessi personali e una squadra irriconoscibile e impresentabile nei suoi interpreti logori e svogliati, accompagnati con un altro striscione al rientro negli spogliatoi dopo il successo: un anno senza giocare, ma quando andate a lavorare?

James Pallotta evita la passerella all’Olimpico, lasciando la Capitale per Londra prima dell’inizio della sfida. Montella, oltre allo squalificato De Rossi che comunque è allo stadio a seguire i compagni dall’alto, deve contare diversi infortunati. Ma schiera lo stesso i migliori, chiamiamoli così anche se non se lo meritano, per non dire addio con un’altra sconfitta. Perrotta è con Totti uno dei pochissimi a poter dire arrivederci senza arrossire: la rete del pari, nel primo tempo, arriva proprio su inziativa del centrocampista che scarica il pallone sui piedi del compagno che, di destro, incrocia sul palo più lontano. Si impegna e corre pure Taddei, mai quanto il capitano che nella ripresa gioca da solo o quasi, Pizarro, regista nel 4-3-3, parte malissimo ma riprende quota più avanti. Vucinic, al venticinquesimo della ripresa, firma invece la rete del successo su imbucata di Totti e dopo aver messo con il sedere per terra Volta. La gente, però, non dimentica le sue recenti prestazioni e lo fischia a lungo anche quando tre minuti più tardi lascia il posto a Caprari. Perrotta, sostituito in precedenza con Greco, non riceve lo stesso trattamento. Il 3 a 1 è di Borriello, 17 reti stagionali come Totti: il centravanti al quarantunesimo riprende la respinta goffa di Da Costa sulla punizione del capitano. Che esce per la standing ovation e per il debutto di Florenzi, capitano anche lui nella Primavera di De Rossi senior. Un cambio che sa già di futuro. La nuova Roma sarà sicuramente giovane. Vedremo se anche forte.