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Antonioli: Roma ha capito il mio valore. Vincere lì è più difficile

(Corriere dello Sport/Infopress – F.Bertozzi) – Quando parla l’immorta­le Francesco Antonioli, è ( quasi) sempre un evento. Una giornata speciale da segnare in rosso sul ca­lendario o sull’agenda.

Redazione

(Corriere dello Sport/Infopress - F.Bertozzi) - Quando parla l'immorta­le Francesco Antonioli, è ( quasi) sempre un evento. Una giornata speciale da segnare in rosso sul ca­lendario o sull'agenda.

E come po­trebbe essere diversamente? Due, al massimo tre, le interviste che il por­tiere bianconero concede in un anno a giornali e televisioni. Riservato, essenziale, professio­nista a 360 gradi: da sempre ai microfoni e alle telecamere pre­ferisce il profumo del terreno di gioco. Dei suoi guanti. Delle sue parate. Parate che, a dispetto dei suoi qua­rantuno anni, conti­nuano ad essere più che mai deter­minanti. Classe 1969, di Monza, ex numero uno (anche) di Milan, Mo­dena, Bologna e Samdporia, Anto­nioli ha indossato pure la casacca della Roma. Per quattro stagioni, dal 1999 al 2003. Riuscendo a vincere, nella capitale, uno scudetto nel 2001. Per il portiere del Cesena quella di domenica tutto sarà tranne che una gara normale.

 

Antonioli, domenica troverà di fronte a sé una bella fetta del suo passato.

«Proprio così. Quattro anni non si dimenticano tanto facilmente. Ro­ma, per me, è stata davvero un'espe­rienza importante».

Là ha vinto anche uno scudetto.

«Sì, e questo trionfo vale davvero tanto. Perché vincere a Roma è più difficile che vincere da altre parti».

Roma è una piazza difficile, esigente. dove tutto è amplifi­cato all'ennesima potenza.

« Vero, verissimo. Io comunque non mi sono mai fatto strito­lare da tutta questa pressione che si re­spira nella capitale... Totti? France­sco è un giocatore straordinario»

. Lei a Roma ebbe anche qualche piccolo problemino con i tifosi.

«All'epoca, qualcuno fu troppo se­vero con il sottoscritto. Ma, con il tempo, forse quella stessa gente ha capito che il mio operato non era stato valutato correttamente. Tutte le volte che sono tornato all'Olimpi­co da avversario ho sempre ricevu­to una bella accoglienza. Molto pro­babilmente hanno fatto qualche pa­ragone con chi è venuto dopo di me...».

Con che spirito il Cesena affronte­rà questo avvio del girone di ritor­no?

«La squadra è in crescita. Negli ultimi tre impegni abbiamo raccolto sette punti. Vogliamo continuare su questa strada. Anche se sappiamo che non sarà facile. Tra l'altro, dopo la Roma affronteremo Inter e Milan».

Dica la verità: fir­merebbe ora per rac­cogliere due punti pe­santi in questa triade da brividi?

«Non lo so. Perché finora con le big abbiamo fatto mol­to bene. E perché, in almeno una di queste gare, mi piacerebbe combi­nare un bello scherzetto. Però sì, dai: per due punti potrei anche fir­mare ».

Ride. Di chi è il merito se questo Cese­na, ultimamente, ha incassato pochi gol?

«Di tutti. Attaccanti compresi. In queste ultime uscite abbiamo fatto tesoro degli errori commessi in pas­sato ».

A dispetto dei suoi 41 anni lei si sta confermando uno dei migliori portieri italiani. Il prossimo anno la rivedremo ancora in campo?

«Per ora non mi pongo neppure il problema. Però posso già dirvi che finchè mi diverto vado avanti».

Suvvia, si sbilanci...

« Sì, potrei continuare ancora. Questo sport mi pia­ce davvero tanto».

Il suo contratto scade il prossimo 30 giugno. Ha già par­lato di rinnovo con Campedelli?

«Per ora no. E co­munque, se si vuole far proseguire un matrimonio, bastano cinque minuti di orologio».

Cavalieri?

«Cavalieri è un bravissimo portie­re »

. Lei, però, lo ha disintegrato. Co­stringendolo a tornare in Brasile...

«La sfida non era certo con Diego. Ma con me stesso. Non voglio fare lo spaccone, ci mancherebbe altro. Ma alla mia età non ho più paura di nes­suno ».