rassegna stampa roma

Antei: «La mia notte da sogno»

(Il Romanista – V.Meta) – Se gliel’avessero detto nell’estate 2006 che cinque anni più tardi avrebbe portato la Roma in finale scudetto, probabilmente Luca Antei non ci avrebbe creduto.

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(Il Romanista - V.Meta) - Se gliel’avessero detto nell’estate 2006 che cinque anni più tardi avrebbe portato la Roma in finale scudetto, probabilmente Luca Antei non ci avrebbe creduto.

Perché allora il ragazzo che ha mandato a casa i campioni in carica del Genoa salutava gli amici Simone Sini e Paolo Frascatore, in procinto di lasciare il Tor di Quinto per i Giovanissimi Nazionali della Roma, mentre lui sarebbe rimasto a via del Baiardo: «Ma non ho pensato che il treno fosse passato per sempre - raccontava Luca dopo la partita -. Era giusto che andassero via loro, anche perché io sono cresciuto tardi, a quattordici anni Paolo era come adesso, io gli arrivavo appena alla spalla». Comincia per forza dai campi del Tor di Quinto la storia di Luca Antei da Monte Mario, centrale difensivo con un passato da regista e il vizio dei gol pesanti, perché è sui quei campi che si allenava fino a due anni fa.«Quando sono arrivato alla Roma pensavo fosse troppo tardi: avevo diciassette anni, è logico che qualche perplessità ce l’avevo, non sapevo se sarei riuscito a trovare spazio. E invece...». Invece un mese e mezzo dopo essersi sfilato la maglia del Tor di Quinto, Luca era titolare in Primavera accanto a Malomo, arretrato sulla linea difensiva lui che con i rossoblù faceva il mediano: «Ma in realtà lì un centrocampista difende quasi più di un difensore delle altre squadre - spiega -. Sarà per questo che mi sono trovato subito bene». Il colpo di testa che ha messo alle spalle del portiere dell’Under 21 Perin il pallone che ha portato la Roma in finale è arrivato in chiusura di una partita sontuosa, in cui si è concesso tanto di dribbling secco sul centravanti Longo, «e a dire la verità, non so nemmeno io come ho fatto» scherzava a fine gara, passando da un’intervista all’altra con la stessa espressione gentile. «È sicuramente il gol più importante della mia carriera perché è arrivato in una partita difficilissima, anche se pure quello alla Lazio nel derby del 7-1 non era male (una mezza rovesciata, ndr). Lo dedico a mio fratello». Una rete che sa di rivincita per un’altra semifinale nazionale, quella disputata due anni fa da capitano degli Allievi del Tor di Quinto: «A Catania, sì. Avevo pure segnato, poi purtroppo loro (l’Accademia Internazionale, ndr) riuscirono a pareggiare all’ultimo e ci eliminarono. Diciamo che mi sono rifatto: stasera (mercoledì, ndr) è andata prorio bene...». Non riusciva a smettere di sorridere Luca, magari ripensando a tutto quello che gli è successo in questa stagione: due convocazioni consecutive in prima squadra (Milano in Coppa Italia e Catania in campionato), quindici presenze e due gol nella regular season in Primavera, l’esordio in nazionale con l’Under 19 a San Piero a Sieve contro la Macedonia. Ad aprile ha compiuto diciannove anni, tra un paio di settimane lo aspetta la Maturità scientifica, ma se Luis Enrique dovesse trapiantare alla Roma il modo di lavorare con i giovani del Barcellona, il suo potrebbe essere uno dei nomi su cui puntare: «Non saprei, dovrò parlare con i miei e con la società, sentire cosa si aspettano da me e poi prenderemo una decisione. Certo restare alla Roma mi piacerebbe». Intanto però c’è da scrivere il finale di una storia e solo a pensarci, i suoi occhi scuri si illuminano: «La favola continua. E potrebbe finire benissimo ».