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Angelillo, l'uomo che fece sognare l'Olimpico

(Gazzetta dello Sport – G.Bagnati) Lui è il signor record: i suoi 33 gol nel campionato a 18 squadre resiste dal 1959. Lui è Antonio Valentin Angelillo, classe 1937: ha scritto pagine della storia dell’Inter e della Roma.

Redazione

(Gazzetta dello Sport - G.Bagnati) Lui è il signor record: i suoi 33 gol nel campionato a 18 squadre resiste dal 1959. Lui è Antonio Valentin Angelillo, classe 1937: ha scritto pagine della storia dell'Inter e della Roma.

A Milano Per molti è il nuovo Di Stefano, all'Inter arriva nel 1957. «Una Milano con poche auto e molta più nebbia e neve di oggi», ricorda lui. Nel primo anno segna 16 gol, nel secondo il record di 33 in 33 gare. «A quel record ci tenevo, anche se nessuno mi ha mai dato un premio per quel primato». L'anno dopo i gol sono solo 11, nella stagione successiva arriva Herrera e per Angelillo le cose si mettono male. C'è la storia della dolce vita, la sua relazione con la ballerina Attilia Tironi, in arte Iyla Lopez. «Basta con questa storia. Sono sposato da 40 anni. E poi rispetto a quello che succede ora, ero un santo». Angelillo gioca 15 partite e segna 8 gol. «Ma finché c'ero io l'Inter era prima, poi non lo è stata più».

La storia con l'Inter finisce, Angelillo si congeda dai tifosi con una pagina sul Calcio Illustrato: «Ad Herrera stringo la mano, è un grande preparatore». E dopo 50 anni stronca il Mago: «Ottimo preparatore, ma in panchina non capiva niente, la squadra la mettevano in campo Picchi, Suarez e Corso». A Roma Angelillo finisce alla Roma. «Quattro anni bellissimi. La squadra era forte. Con Carniglia vinciamo la Coppa delle Fiere, con Lorenzo la Coppa Italia. Gioco col numero 10, la prima punta è Manfredini. L'Olimpico era spesso pieno, ma le difficoltà economiche non mancavano: spesso non sapevamo come arrivare alla fine del mese». Di Roma ha un ricordo insolito: «Abitavo a Monte Mario, mi sveglio una mattina e sono sorpreso dal silenzio. Guardo fuori, la città era piena di neve e i romani erano usciti da casa con gli sci». Angelillo mette a tacere ogni voce. È la Roma della dolce vita, di via Veneto con i paparazzi. «Eppure il mio nome non è mai stato accostato a episodi notturni, ballerine o night club».

Ai mondiali in Cile del '62 vanno gli altri oriundi: Sivori, Altafini, Maschio e Sormani. Angelillo no. «La Roma non aveva peso politico». La carriera si chiude con Milan, Genoa e Lecco, quella di allenatore lo porta in giro per l'Italia con una puntata in Marocco. Da anni è osservatore dell'Inter ed è proprio lui ad aver caldeggiato l'acquisto di Zanetti con lui, però, arriva anche Rambert. «Ma ho segnalato anche Cordoba e avevo suggerito Samuel, che invece Carlos Bianchi portò alla Roma. Anche Pinilla, del Palermo, arrivò all'Inter su mia segnalazione». Oggi Angelillo non va più in Sudamerica. Da Arezzo, dove vive, cerca per l'Inter talenti in centro Italia. «Ma uno come Zanetti nasce ogni cento anni».