(Il Romanista - F.Cassini) L’incontro di tre anni fa a Parigi aveva segnato la fine della storia d’amore fra Spalletti e la Roma.
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Ancelotti: «Alla Roma? Non ora»
(Il Romanista – F.Cassini) L’incontro di tre anni fa a Parigi aveva segnato la fine della storia d’amore fra Spalletti e la Roma.
Ieri Carlo Ancelotti - che quell’incrocio estivo lo aveva confessato - è tornato a parlare di un suo vagheggiato futuro sulla panchina romanista: «Se accetterei di allenare a Roma? Non credo che la società abbia questa idea - ha detto l’ex tecnico del Chelsea -, altrimenti me l’avrebbe chiesto. Non c’è stata nessuna novità, tante volte ho detto che il mio desiderio è quello di rimanere in Inghilterra. Chiaro che accostano il mio nome alla Roma perché ho sempre detto di volerla allenare, ma ora è prematuro. Auguro a Luis Enrique e alla squadra di riprendersi al meglio». Discorso chiuso? Macché. A riaprirlo ci ha pensato un divertente siparietto televisivo con Luciano Spalletti ai microfoni di Sky: «Carlo, ma tu non eri quello che voleva prendere il mio posto quando allenavo la Roma? - ha scherzato l’ex tecnico giallorosso -. Ora che non lavori che fai, rifiuti? Quando c’ero io tutti i giorni mi volevi spingere...». Pronta la risposta di Ancelotti: «Ma quando me lo chiedevano io rispondevo così per stuzzicarti...». «Allora fai come Mourinho, quello che stuzzica...», la replica di Spalletti, con Ancelotti che ha chiuso con un «Non mi trattare male».
Impegnato in Champions League con il suo Zenit San Pietroburgo contro il Porto, Spalletti ha parlato del momento della Roma rispondendo a chi gli chiedeva se fosse disposto a un ritorno sulla panchina che è stata sua dal 2005 al 2008: «Se allenerò la Roma? Ero quello che l’aveva disturbata, sono stato bersaglio dei tiratori scelti e sono stato impallinato al punto di dover lasciare, ora devo essere quello che disturba il lavoro di un professionista serio e capace come Luis Enrique? Penso che chi è arrivato alla panchina della Roma sia uno che lavora bene, e chi lavora bene ha tutto il diritto di avere tempo per esprimere le proprie idee e di modellare e lavorare in profondità in una situazione dove, come successo a me, non si può fare tutto in due mesi. La più grossa garanzia, e parlo da simpatizzante della Roma, è che uno come Baldini sia tornato a lavorarci». Quanto all’ipotesi di un ritorno in Italia, Spalletti ha chiarito i suoi progetti, precisando come le sue parentesi romane siano dovute a ragioni di cuore: «Verrò a Roma qualche giorno, per stare con il mio figlio maggiore che studia all’Università. Io rimango allo Zenit perché sto bene - ha concluso -, perché non hanno intenzione di mandarmi via e io ho ancora un anno di contratto»
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