rassegna stampa roma

Ancelotti alla Roma? «Decido tra un mese»

(Corriere dello Sport – P.Torri) – Aeroporto di Fiumicino. Sono le sei di mattina, la tempe­ratura è più autunnale che pri­maverile, il terminal tre si sta po­polando dei primi viaggiatori, i negozi sono ancora con le...

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(Corriere dello Sport - P.Torri) - Aeroporto di Fiumicino. Sono le sei di mattina, la tempe­ratura è più autunnale che pri­maverile, il terminal tre si sta po­polando dei primi viaggiatori, i negozi sono ancora con le saraci­nesche abbassate, pure i bar per un caffè che sarebbe una mano santa per poter aver maggiori ga­ranzie sul fatto di esserci sul serio svegliati.

Aspettia­mo. Carlo Ancelot­ti. In partenza per tornare a Londra e presentarsi pun­tuale all’allena­mento del suo Chelsea. E’ imbar­cato sul volo delle otto e quindici della British Airways, BA 00551, per la capitale inglese, il banco per il check in è il 358, i passeg­geri arrivano scaglionati, l’aereo non è pieno, non si formano file, anche se i controlli sono ancora più rigorosi di quelli abituali, inevitabile conseguenza dell’uc­cisione di Osama Bin Laden.

ATTESA - Siamo con il fotografo del nostro giornale, macchina fo­tografica a tracolla, indizio suffi­ciente perché qualcuno si inte­ressi chiedendo, chi è che deve arrivare?. Carlo Ancelotti, ap­punto, sbarcato a Roma nel po­meriggio del giorno precedente per festeggiare assieme alla fa­miglia il compleanno di Luisa, la sua ex moglie. Tutto vero, ma vi­sto quello che si è detto in un pas­sato remoto e recente, la voglia sempre manifestata dal tecnico di Reggiolo di sedersi prima o poi sulla panchina giallorossa, le notizie, mai smentite, di un’offer­ta americana, gli incontri ( di qualche settimana fa per la veri­tà) con i futuri dirigenti della nuova Roma, la sua mezza gior­nata trascorsa nella nostra capi­tale, non può non indurre al so­spetto, si fa per dire, che ci pos­sa essere stato anche qualcosa d’altro nella sua breve perma­nenza nella città che lo ha visto crescere e affermarsi come cal­ciatore. Continuiamo ad aspetta­re. La fila al banco della British si esaurisce, non ci sono tracce dell’allenatore del Chelsea, con­tratto in scadenza il trenta giu­gno del 2012, la possibilità, per certi versi clamorosa, di rivince­re la Premier.

« HO UN CONTRATTO » - L’attesa si esaurisce dieci minuti prima del­le sette. All’esterno del terminal tre parcheggia una berlina blu dalla quale scendono Carlo An­celotti e uno dei suoi amici più cari, Odoacre Chierico, un’ami­cizia nata nei primi anni ottanta, ai tempi della Roma di Viola e Liedholm. E’ in grande forma fi­sica, Ancelotti, la pancia non c’è più, maglioncino blu, jeans, ba­gaglio a mano una borsa nera a tracolla, sigaretta subito accesa. Il fotografo fa il suo lavoro, An­celotti gradisce poco. E’ di pessi­mo umore, abituati come siamo a un personaggio sempre dispo­nibile, cordiale e sorridente, non può non sorprenderci l’atteggia­mento dell’allenatore. Proviamo un approccio, « della Roma non ho intenzione di parlare, ho un contratto con il Chelsea, del mio futuro ne parlerò a fine stagione» le uniche parole che riusciamo a strappargli prima che si affretti a passare i controlli per imbarcar­si sul volo diretto a Londra, de­collato da Fiumicino pure una decina di minuti prima dell’ora­rio previsto.

FUTURO - C’è da dire, a proposito del futuro di Ancelotti, che i rap­porti tra le parti si sono interrot­ti qualche settimana fa, raffreda­ti anche dai se e ma che il tecnico di Reggiolo ha posto per un suo even­tuale ritorno a Tri­goria. E quei se e quei ma non hanno fatto piacere ai prossimi dirigenti romanisti, in parti­colare a Franco Baldini. Ma nel calcio le cose possono cambiare in fretta. Anche perché c’è qual­cuno pronto a scommettere che pure se dovesse vincere il secon­do scudetto inglese, per Ancelot­ti la storia al Chelsea sarebbe co­munque conclusa perché così ha deciso il grande capo Abramo­vich. A quel punto potrebbe ria­prirsi la pista Roma.