rassegna stampa roma

Alto è bello, come Cudicini, Conti e Cervone

(Il Romanista – F.Bovaio) Visite mediche ok per Stekelenburg, un metro e novantasei centimetri di altezza e un fisico, a detta dei dottori, esplosivo. Con lui la Roma torna ad avere un corazziere tra i pali, dove sarà chiamato a rinverdire...

Redazione

(Il Romanista - F.Bovaio) Visite mediche ok per Stekelenburg, un metro e novantasei centimetri di altezza e un fisico, a detta dei dottori, esplosivo. Con lui la Roma torna ad avere un corazziere tra i pali, dove sarà chiamato a rinverdire i fasti di altri alti portieri giallorossi del passato.

Su tutti Fabio Cudicini, Paolo Conti e Giovanni Cervone. Tre numeri uno che sono riusciti a caretterizzare altrettante epoche diverse del club, che con Cudicini vinse la Coppa delle Fiere anche grazie alla sua strepitosa prestazione nella finale di andata a Birmingham. Il portiere passò alla storia come "il ragno nero" perché giocò in un periodo, gli anni 60, in cui i numeri uno vestivano tutti dei completi interamente di quel colore e lui, con quelle gambe e braccia lunghe che si ritrovava e grazie alle quali arrivava dappetutto, somigliava proprio a un ragno.

Paolo Conti, invece, giocò nel decennio successivo, quello dei ’70,in cui andavano alla grande i pantaloni a zampa d’elefante,i capelli lunghi, la barba e i baffi. Di questi ultimi il primo Conti della storia romanista ne aveva un bel paio, che lo facevano assomigliare molto al Sandokan di salgariana memoria.Per la sua bravura nella presa, però, passò alla storia con un altro soprannome, "tenaglione", che voleva sottolineare quanto le sue grandi mani somigliassero alle tenaglie ,tanto stringevano forte il pallone. Per di più senza usare i guanti, perché in quegli anni questi ultimi erano indossati solo da alcuni portieri, mentre la maggior parte li rifiutava, abituata come era stata fin da piccola a parare a mani nude. Dopo Paolo Conti, che fece il terzo in nazionale dietro Zoff e Bordon ai Mondiali di Argentina ’78, si aprì la lunga era di Tancredi, un piccoletto rispetto al suo alto predecessore,che trovò un erede simile nella statura in Giovanni Cervone, l’uomo scelto da Viola e Radice nell’89 per rimpiazzare l’ormai leggendario portiere degli anni 80, oggi per fortuna di nuovo tra noi come preparatore dei numeri uno della squadra di Luis Enrique. Ancora oggi siamo convinti che nessuno tranne Cervone sarebbe riuscito a prendere il posto di un mito come Tancredi, per di più comunque presente in panchina come dodicesimo. Cervone era dotato di una personalità fortissima e un fisico imponente e alla Roma e al suo pubblico si presentò alla grande, sfoggiando parate meravigliose e un’autorità tra i pali che, qualche volta,lo spingeva perfino ad esagerare nei rimproveri verso i compagni. Fu l’inizio di una lunga storia, che lo portò ad essere il portiere della Roma per ben 8 campionati, fino al 1997. Peccato, però, che già sul finire della sua prima stagione in giallorosso (1989-90) venne bloccato da un infortunio al ginocchio che fece tornare in porta Tancredi nelle ultime 7 gare di campionato e il nuovo n.12 Zinetti nelle prime del torneo successivo (1990-91). Poi Cervone si riprese il posto e visse tutto d’un fiato gli anni di Ottavio Bianchi e della doppia finale di Coppa Italia e Uefa del 1990-91, di Mazzone e della beffa con lo Slavia Praga e dell’altro Bianchi, l’argentino Carlos, collezionando uno score di 191 partite di campionato(con 198 gol subiti), 30 di Coppa Italia (con 26 gol)e 24 nelle Coppe Europee (con 23 gol). Ora tocca a Stekelenburg,il miglior portiere disponibile che la Roma poteva prendere.