rassegna stampa roma

Alta fedeltà. È la Roma di De Rossi e Perrotta

(Gazzetta dello Sport – A.Pugliese) – Nella stagione in cui la Roma ha cambiato di più, a cominciare dalla propria pelle, nel momento del bisogno ci si guarda un po’ indietro. Stavolta, però, Totti non c’entra. No,...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - A.Pugliese) - Nella stagione in cui la Roma ha cambiato di più, a cominciare dalla propria pelle, nel momento del bisogno ci si guarda un po' indietro. Stavolta, però, Totti non c'entra. No, stavolta per centrare finalmente la prima vittoria della stagione, Luis Enrique si affida sempre di più al resto della vecchia guardia, De Rossi&Perrotta.

 I due con Francesco Totti che aveva elogiato appena arrivato nella Capitale, forse anche solo perché erano i giocatori che avevano vinto il Mondiale e che lo spagnolo conosceva meglio di tutti gli altri. Stavolta, invece, Luis Enrique li nomina per altro, perché dopo oltre due mesi di lavoro, ha imparato ad apprezzarne qualità, disponibilità e — sopratutto — la loro ampia versatilità. Alternative «Daniele oramai sta prendendo sempre più in mano il timone della squadra», ha ammesso ieri il tecnico spagnolo, alla vigilia della sfida con il Siena. Già, e Simone? «Beh, Perrotta è grande perché sa giocare in tanti ruoli e ovunque lo può fare sempre con un buon rendimento». La dimostrazione, del resto, è arrivata proprio a Milano, con l'Inter, dove Perrotta ha giocato e bene da terzino destro. «Ha fatto benissimo in quella circostanza, lui può giocare anche lì, da terzino, anche se è un terzino alto, che fa quasi il centrocampista — insiste proprio Luis Enrique — Ma Simo lo chiama proprio così, ndr può fare anche l'interno di centrocampo e il trequartista, dove ha giocato fino a due anni fa. Perrotta è grande per questo, ha qualità per giocare bene in tanti ruoli diversi. E non è un caso che abbia vinto un Mondiale. Lui dì, io no».

 Proprio come De Rossi, che se è vero che ha preso per mano la Roma da regista, è anche vero che in futuro potrebbe giocare nelle altre caselle del centrocampo. «Da regista Daniele sta facendo benissimo — dice Luis Enrique — ma anche lui può fare l'intermedio in una posizione più avanzata. È un giocatore che ha anche grandi inserimenti dalla seconda linea, a secondo delle partite potremmo anche vederlo lì». Sfida Del resto, Daniele è abituato alle trasformazioni. Addirittura punta in gioventù, poi mezz'ala, quindi centrocampista centrale davanti alla difesa, ora regista. Un po' quello che è successo anche a Gaetano D'Agostino, l'anima attuale del Siena, che nasce come trequartista e oggi si trova a comandare gioco e compagni in mezzo al campo. Gaetano dalla lontana Sicilia è arrivato a Roma e qui calcisticamente ci è cresciuto, fin da giovanissimo, ospitato da Bruno Conti. Con Daniele, in comune Gaetano ha soprattutto l'uomo che li lanciò entrambi nel grande calcio, Fabio Capello. L'attuale commissario tecnico dell'Inghilterra, infatti, fece esordire D'Agostino in Serie A il 5 novembre del 2000, Daniele un anno più tardi, il 30 ottobre del 2001, con la Roma scudettata. Da allora, per De Rossi fu solo un'ascesa continua verso il ruolo di Capitan Futuro. Per Gaetano, invece, tanto girovagare, con la speranza di tornare un giorno a Roma, dove qualche volta ha fatto anche capolino. Oggi la sfida è anche la loro. Rispetto a quando erano bambini, oggi è tutta un'altra cosa.