rassegna stampa roma

Alle critiche ha sempre reagito con la forza del suo essere romanista

(Il Romanista – M.Izzi) – Daniele De Rossi, è l’ultimo dei Moicani, hanno buttato lo stampo e quei tifosi (pochi) che non se ne sono ancora accorti lo scopriranno, amaramente, negli anni a venire.

finconsadmin

(Il Romanista - M.Izzi) - Daniele De Rossi, è l’ultimo dei Moicani, hanno buttato lo stampo e quei tifosi (pochi) che non se ne sono ancora accorti lo scopriranno, amaramente, negli anni a venire.

Le mura del Fulvio Bernardini ricordano Cerezo arrivare a Trigoria in bicicletta, Bruno Conti e Agostino Di Bartolomei fare a gara per chi coglieva più volte la traversa … e ricordano Daniele De Rossi, un ragazzo del settore giovanile che è arrivato in cima al mondo. Un ragazzo che si rilassa ascoltando Lando Fiorini, che si diverte ad ascoltare Giorgio Rossi raccontare gli aneddoti della Roma di Liedholm. In quegli anni il Barone svedese si affidava al Mago Maggi. C’è almeno una storia che ha fatto piegare in due dalle risate Daniele De Rossi che voglio raccontare. La mamma del dirigente giallorosso Perinetti aveva conquistato le simpatie del Barone realizzando per lui uno splendido zuccotto di lana giallorossa. In seguito, la signora aveva deciso di spedirgli un litro d’acqua santa. Il Barone, aveva deciso seduta stante di benedire le casacche dei suoi ragazzi con quell’acqua. Il problema di Giorgio Rossi, a questo punto, era quello di spiegare a Falcao e compagni, per quale motivo le maglie preparate prima della partita fossero sempre umide. Daniele De Rossi chiede spesso al suo massaggiatore di raccontargli queste storie, forse perché riesce ad identificarsi in quello che ascolta, perché i nomi che sente hanno per lui una familiarità che la quasi totalità dei suoi compagni non può, con tutta la buona volontà di questo mondo, avere. Daniele De Rossi ha cominciato ad essere nella storia della Roma prima ancora di giocarci, questo club lo ha nel sangue, per questo ha reagito e reagirà sempre ai momenti “no” che anche i campionissimi come lui possono attraversare. Ho detto che De Rossi era nella storia della Roma prima di giocare nella Roma … di più, De Rossi era nella storia della Roma prima ancora di nascere. Era il 3 settembre del 1980. Alle ore 21:00, a Montevarchi la Roma giocava la seconda partita della sua storia schierando in campo Paolo Roberto Falcao. I giallorossi entrarono in campo con: Tancredi, Spinosi, Maggiora, Turone, Falcao, Romano, Conti, Giovannelli, Pruzzo, Sorbi, Ancelotti. Il Montevarchi risponde con: Cerilli, Moncardino, Stefanelli, Magagnini, Baroni, De Rossi, Marini, Niccolai, Piccinetti, Napolitano, Molinari. Il De Rossi in formazione è Alberto, il papà di Daniele. Quel giorno, davanti ai suoi occhi Falcao segnò il primo gol in maglia giallorossa. Appena messa la palla in rete uscì dal campo, salutando con una mano i 6000 tifosi presenti. Di questa storia, fino a pochi gironi fa, Daniele De Rossnon era a conoscenza, eppure, tanti, tanti … tanti anni dopo, incontrando Paolo Roberto Falcao, gli chiese: «Ma tu che cosa pensi di me?». Per Falcao, Daniele De Rossi ha scelto la maglia azzurra numero 5. Sa quali erano le macchine di Trigoria che il brasiliano usava per la fisioterapia … sa che il brasiliano segnò al Pisa con un colpo di testa. Scrivo questo perché mi sembra di aggiungere qualcosa al Daniele De Rossi uomo e romanista, perché aggiungere qualcosa al De Rossi calciatore mi sembra francamente impossibile. Nel novembre 2003, dopo una partita con l’Under 21 in Danimarca cominciò per lui un calvario di problemi fisici. Scrissero che si era “montato la testa”. Daniele aveva la pubalgia e alla fine per risolvere il problema fu costretto ad operarsi. Commentando la vicenda dimostrò già da allora un carattere fuori dal comune: «Se hai tutto e subito è normale che a un certo punto paghi. Io sapevo che poteva esserci una flessione, come sapevo che arriva il momento in cui questo mondo ti massacra. Deve starmi bene, come prima mi stava bene essere giudicato forse anche troppo positivamente». Qualcuno arrivò anche a pensare che sarebbe stato vantaggioso per la Roma scambiarlo con Legrottaglie. Dove sono ora questi strateghi del calcio mercato? Altra immonda buriana si scatenò in Germania, dopo l’espulsione con gli Stati Uniti. Recentemente al buon Gattuso è partita “la cabeza” con il vecchio squalo Jordan. Due battute azzeccate, una bella conferenza stampa con qualche virile scusa neanche troppo insistita e tutto è finito nel dimenticatoio. Per Daniele De Rossi, si stava pensando di allestire un nuovo tribunale di Norimberga. In molti, al posto suo, si sarebbero ritirati in un cantuccio a leccarsi le ferite. Non ci sarebbe stato nulla di male, sarebbe stata una reazione umana. De Rossi, ha reagito come sa fare, soffrendo in silenzio, ma senza ritirarsi in un cantuccio, sperando e aspettando una rivincita immediata. Quella possibilità di rivalsa si presentò nella finalissima di Coppa del Mondo, contro la Francia. Nonostante le molte leggende fiorite nel dopopartita, non c’era esattamente la fila per entrare le taccuino dei rigoristi. De Rossi ha chiesto immediatamente di battere. Voleva sentire suo, sino in fondo il trionfo o la disfatta e ha inventato una trasformazione strepitosa: «Buttace i guanti!». I tifosi sono abituati a chiedergli il massimo, Daniele De Rossi è abituato a rispondere, a provarci fino in fondo, bandiera che sventola anche con il vento contrario, anche, come ha raccontato da par suo Tonino Cagnucci, quando perdi con il Manchester 7-1 e ti accorgi che il gol della bandiera lo butta dentro lui...