(Il Romanista-D.Galli) «La legge aiuta anche se non è obbligatoria. Noi siamo pronti a partire anche domani». Se DiBenedetto & Co. attendevano un segnale dal Campidoglio per riprendere a discutere dello stadio di proprietà,
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Alemanno: Stadio? Anche subito
(Il Romanista-D.Galli) «La legge aiuta anche se non è obbligatoria. Noi siamo pronti a partire anche domani». Se DiBenedetto & Co. attendevano un segnale dal Campidoglio per riprendere a discutere dello stadio di proprietà,
del Fenway Park in giallo e rosso, il segnale è arrivato. Disco verde, parliamone pure, annunciava ieri Alemanno in un intervento reso contemporaneamente alle tre emittenti del Gruppo Roma Radio, Radio Sei, Rete Sport e Radio Italia Anni 60. «Siamo convinti di questa operazione, forniremo tutte le corsie privilegiate - ha spiegato Alemanno - se c’è la legge faremo ancora più rapidamente». Il Sindaco ha poi ricordato che «l’investimento è privato». «Noi - dice Alemanno - diamo un aiuto sui suoli e sull’aspetto urbanistico, ma non mettiamo soldi pubblici per costruire stadi. Ci vuole un accordo. Parleremo con il nuovo proprietario della Roma e vedremo che intenzioni ha». Il Campidoglio non avallerà eventuali speculazioni, avverte il Sindaco: «Lo garantisco. Per costruire uno stadio non si farà un quartiere.Si farà un’operazione immobiliare evidentemente, però sarà strettamente commisurata al costo dello stadio. Non ci saranno quartieri né speculazioni».
Della stessa opinione è Francesco Giro, sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali: «Condivido le parole del Sindaco sul progetto dei nuovi stadi di Roma e Lazio dalla prima all’ultima. A Roma è possibile costruire un nuovo stadio di calcio puro e credo sia anche possibile realizzare un sistema multifunzionale con cubature aggiuntive da destinare al residenziale, al commerciale, al turistico- alberghiero, all’intrattenimento e al tempo libero. La nuova legge, in approvazione in Parlamento, prevede proprio questa possibilità, la costruzione di nuovi stadi ma anche di progetti di contorno commisurati all’intera operazione di impianto sportivo che si mette in campo».
Il problema è che la nuova legge di cui parla Giro, che permetterà di abbattere i tempi mastodontici della burocrazia italiana concentrando i processi decisionali di tutti gli enti coinvolti, non è affatto legge. È ancora un disegno ed è parcheggiato da oltre un anno alla Commissione Cultura della Camera. Nel testo non si fa riferimento ai vincoli storici e idrogeologici e non si prevede la “contiguità” ai futuri stadi di proprietà di quelle che sono chiamate “opere compensative”. C’è chi come il Pd teme che queste assenze possano spianare la strada alla speculazione edilizia. Se le barricate proseguiranno, il testo dovrà abbandonare la Commissione per venire discusso in Aula. Con tempi per l’approvazione decisamente molto più lunghi. Ma cosa hanno in testa gli americani per la Roma? Fenway Park è meraviglioso, DiBenedetto lo adora. Ma come monumento. Come se fosse il Colosseo di Boston. Perché Fenway Park è uno stadio di baseball, costruito oltretutto nel 1912. Il futuro presidente della Roma ha spiegato di volere «un impianto che abbia un effetto positivo sui calciatori, una versione moderna di Campo Testaccio». Il modello potrebbe essere allora il Gillette Stadium, la casa dei New England Patriots (football) e dei Revolution (calcio). Costruito nel 2002, conta 68 mila posti e un mega parcheggio. È costato 325 milioni di dollari. Alemanno stia tranquillo, l’hanno tirato su solo con capitali privati.
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