(Gazzetta dello Sport - A.Catapano) - Verrebbe voglia di regalargli una carezza, da mettere in valigia per rendere più dolce il viaggio di ritorno.
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Adriano saluta «Ciao Italia, torno in Brasile dai miei figli»
(Gazzetta dello Sport – A.Catapano) – Verrebbe voglia di regalargli una carezza, da mettere in valigia per rendere più dolce il viaggio di ritorno.
La fede in Dio, che lui invoca due volte nel corso dell’intervista commiato, gli illumini la strada, gli alleggerisca il cuore e gli renda meno gravoso il compito: tornare ad assaporare i suoi trenta anni, un’età complicata ma bellissima. Ricominciare a vivere, rinunciando ad un sogno troppo grande, ma ritrovando il conforto più bello: l’abbraccio della sua famiglia. Adriano saluta con un pugno nello stomaco, che si avverte quando dice con un macigno nel cuore che «ormai ho 29 anni, le cose pesano tantissimo sulle mie spalle. La mia famiglia, i miei figli mi fanno pensare che la cosa più giusta sia tornare in Brasile, così posso stargli vicino» . Che tu possa essere felice Deve riprendersi la vita, innanzitutto. Una vita senza eccessi ma piena di affetti. Solo così potrà tornare a calciare, segnare, divertirsi.
«Sono una persona sensibile, sono triste, non posso più stare lontano dai miei figli — Adriano si apre con Sky Sport —. Perdo tantissimi soldi (circa 12 milioni di euro, ndr) ma l’importante è che sia felice. Ne ho parlato a lungo con la Roma, abbiamo deciso di risolvere il contratto, di chiuderla qui. Ne esco a testa alta, senza aver mancato di rispetto a nessuno» . L’agente brasiliano Gilmar Rinaldi lo aspetta a Rio oggi o domani, ma senza assilli. «Adri prima penserà a guarire dall’infortunio alla spalla, poi penseremo al suo futuro calcistico» . Il Flamengo nicchia, il Palmeiras si chiama fuori. «Gli auguriamo di essere felice altrove» . Se gli si vuole bene, bisogna augurargli di essere felice e basta, ora non importa se al Maracanà o a Copacabana. Ieri Adriano ha pranzato con gli ex compagni della Roma, li ha abbracciati tutti. «È stata una stagione davvero difficile (solo 375’ in campo e zero gol ufficiali, ndr), mai mi erano capitati tanti infortuni tutti insieme. Forse anche questo è un segno di Dio, come se avesse voluto dirmi "Guarda, è meglio che torni in Brasile"» . E così sia.
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