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Leggo

Tiago Pinto: “Mercato quasi perfetto ma c’è il rimpianto Xhaka”

Getty Images

Il g.m. portoghese: "Questa Roma è più forte di quella dell'anno scorso"

Redazione

Un mercato da 7,5, quasi da 8 nonostante il rimpianto Xhaka e la grana esuberi, scrive Francesco Balzani su Leggo. Tiago Pinto, in un italiano perfetto, ha gonfiato il petto ieri in conferenza al termine della sua prima finestra estiva che ha portato la Roma a essere il club italiano più rinforzato. "E' stato il mercato più difficile della storia recente, ma abbiamo portato a Roma l'allenatore più forte del mondo e rinforzato una squadra che punta ora alla Champions. Mi do un 8, ma visto che si può sempre migliorare scendo a 7,5". Inevitabile parlare del mancato arrivo di Xhaka e del centrocampista: «Pure lo chef della cucina me lo ha chiesto. Con Xhaka non abbiamo portato avanti l'interesse e in quel momento è stato un rimpianto perché lui voleva venire, poi abbiamo pensato alle cose più urgenti. Non voglio giustificarmi, ma avevamo più di 60 giocatori a contratto. A centrocampo abbiamo buoni giocatori. Villar deve sfruttare la presenza di Mou». Su Nzonzi, Santon e Fazio è duro: «Vedete voi quante società hanno venduto più di 30 giocatori, con ingaggi così elevati. Alcuni non hanno accettato di partire, abbiamo 10 finestre di mercato aperte e 3/4 soluzioni possibili. Abbiamo trovato offerte per tutti dove nessuno perdeva un euro, ma non posso entrare nella testa dei giocatori. Calciatori importanti hanno fatto sforzi, altri no». Dopo aver preannunciato il rinnovo di Pellegrini (Non ci sono problemi) ha parlato dell'addio di Dzeko: «Molti lo hanno visto come un problema, io come un'opportunità per accelerare un processo sportivo e prendere Abraham. Noi vogliamo gente che voglia morire per la Roma. Il mercato di gennaio è importante, ma non l'unica cosa. Ogni giorno lavoriamo per ridurre la distanza tra Roma e successo». Sul rapporto con Mourinho infine: «Per me era un idolo e ora è un orgoglio enorme lavorare con lui. Non sento la pressione, anche quando non siamo d'accordo».