È stato depositato dalla Procura, seppur in larga misura coperto da omissis dietro ai quali si celano passaggi cruciali relativi ai favori offerti ad alcuni esponenti della politica,come riporta Leggo, il verbale dell'interrogatorio fiume dell'imprenditore Luca Parnasi. Diciassette pagine, portate dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Barbara Zuin all'attenzione del tribunale del Riesame, in merito alle istanze di attenuazione delle misure cautelari avanzate dai difensori di Civita e dell'ex vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Adriano Palozzi, su cui è attesa per quest'oggi la decisione dei giudici.
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Stadio Gate: ecco l’interrogatorio di Luca Parnasi
Il costruttore romano ha parlato dei suoi rapporti con Civita e Palozzi, personaggi importanti della Regione Lazio
In relazione ai rapporti con il primo, Parnasi ha raccontato la propria verità: "Conosco Michele Civita da 20 anni ed è una persona che stimo molto. Ha sempre fatto gli interessi dell'amministrazione. La conferenza dei servizi era già stata chiusa e già c'erano state le elezioni quando, con estremo imbarazzo, (Civita, ndr) mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio. Così gli ho fatto un favore mettendomi nei suoi panni come padre".
Secondo il costruttore: "Ho sostenuto l'ex assessore con il voto, a lui dato anche da parte dei miei familiari perché politicamente la Regione e di conseguenza Civita erano favorevoli alla realizzazione dello Stadio e lui era il nostro punto di riferimento nella conferenza dei servizi ma non so dirvi se la sua disponibilità fosse finalizzata ad avanzarmi in seguito la richiesta di assunzione del figlio, anzi credo non sia così".
In merito alla posizione di Palozzi, Parnasi ha sostenuto che "mi chiedeva con insistenza un aiuto economico. Lo avevo sostenuto nella precedente campagna elettorale, se non erro con 10 mila euro che sottolineo erano soldi regolari".
Parole che si scontrano con quanto affermato da Giulio Mangosi, collaboratore e cugino di Parnasi, secondo cui «il 30 giugno avrei chiuso ogni rapporto con il gruppo Parnasi poiché si trattava di una società padronale, in cui non c'era alcuna condivisione nelle scelte e nella quale ogni scelta imprenditoriale non veniva fatta in base al merito ma al solo fine di creare relazioni utili al perseguimento di interessi di Luca Parnasi»
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