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Roma, pianti e delusione: “Addio ai sogni di gloria”

Allo stadio e in città tantissima rabbia per quello che è stato e per quello che, invece, sarebbe potuto essere. "Ci abbiamo creduto fino all'ultimo minuto ed è stato bello farlo. Perdere così è ancora peggio"

Redazione

"C'è mancato poco così". Tanta emozione, ieri sera a Roma, ma anche tantissima rabbia per quello che è stato e per quello che, invece, sarebbe potuto essere. Per la semifinale di ritorno di Champions League con il Liverpool tante lacrime e tantissimi cori, bandiere e sciarpe al vento.

E la festa dei giorni scorsi, quelli dell'attesa, si è spenta trasformandosi in una serata comunque indimenticabile: "Per giorni abbiamo vissuto come in un sogno, la rimonta sembrava possibile. Peccato, ci siamo svegliati proprio male". Ma la partita, sugli spalti, ha infiammato i tifosi fino all'ultimo minuto: "L'Olimpico era un'arena giallorossa, era bellissimo raccontano un gruppo di ventenni, all'uscita dalla Curva Sud li volevamo spaventare così gli inglesi, con il tifo. Noi ce l'abbiamo messa tutta: a un certo punto, dal pareggio in poi, lo stadio sembrava scoppiare".

Poi però la delusione è arrivata. Fuori dallo stadio, dopo che la tifoseria si è stretta intorno alla squadra continuando a cantare Grazie Roma, un fiume silenzioso chiudeva una giornata da brividi forti. "Siamo romanisti e siamo fatti così - assicura Pietro, 65 anni  - ci abbiamo creduto fino all'ultimo minuto ed è stato bello farlo. Stasera però questa batosta non ci voleva. Perdere così è ancora peggio". Ieri sera sulle tribune c'erano anche tanti bambini, portati lì dai papà con la speranza di assistere a una serata storica: "Io quel Roma-Liverpool dell'84 me lo ricordo bene - racconta Tiziano, 47 anni con il bambino di 10 anni per mano - ero con mio padre e stasera cercavo il riscatto di quella bruttissima giornata, con mio figlio. Non è andata così, purtroppo".

E intanto qualcuno piange, chi in silenzio e chi, giovanissimo, singhiozza. "Questa è stata la prima volta allo stadio per mio figlio - spiega Simona, 34 anni - l'ha presa malissimo. Ha aspettato questo giorno come una festa. Ora come lo calmo?". Qualcuno intona un coro, altri lo seguono ma la voce non è abbastanza forte: "Mi sono sgolato-  assicura Cristiano, 24 anni, con la ragazza vicino - mi pareva di stare in campo anch'io. Ma non è bastato, l'impresa non c'è stata".

Il clima del dopo partita, all'uscita dall'Olimpico, è lo stesso che si respirava nei Roma club, nei pub e nelle pizzerie che, per il match, hanno organizzato una serata tra gruppi di tifosi. In migliaia infatti sono rimasti senza biglietto, dopo una notte di fila fuori dai Roma store e altrettanti si sono organizzati per vedere la partita comunque in compagnia: «Per fortuna che non sono rimasto a casa da solo raccontano dai giardini di piazza Cavour mi sarebbe preso un colpo. E chi se la scorda una delusione così?».

(L.Lojacono)