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Manolas: “Ero un attaccante. Che incubo l’esordio”

Il difensore greco si racconta "Ibra l'avversario più difficile"

Redazione

È l'uomo dei 3282 minuti, il più impiegato della rosa (portieri compresi) sia da Garcia sia da Spalletti, uno dei difensori più desiderati e ambiti d'Europa.

Kostas Manolas, appena 24 anni e una gioventù passata col mare della splendida isola di Naxos negli occhi, è arrivato a Roma ormai quasi due stagioni fa per sostituire Benatia che a sua volta aveva sostituito alla grande Marquinhos.

Un'impresa ardua per il greco, ma oggi chi tornerebbe indietro? «E a pensare che avevo iniziato a giocare non come difensore, ma come attaccante - ha raccontato ieri al sito ufficiale della Roma - quando ero a scuola ho praticato volley, basket, un po' di tutto. Il mio esordio da professionista poi fu un disastro. Ero non il Thrasyvoulos Fylis e perdemmo 2-1 contro l'Aris Salonicco. Io feci un fallo da rigore che permise la loro rimonta».

Se oggi la Roma si gode Manolas lo deve a un persona: «A mio zio (Stelios, ndr), è stato lui il mio idolo. Giocava nell'Aek e guardando lui che ho deciso di giocare a calcio». Una scelta che gli ha permesso di affrontare e avere la meglio anche su campioni come Rooney: «Ero all'Olympiacos. È ancora la mia partita più bella. Vincemmo 2-0 con lo United». Qualche problema in più ce l'ha avuto con Ibrahimovic: «È il peggior rivale che ti può capitare».

Escluso ovviamente Totti «E mi chiedete pure perché? È un giocatore completo, fortissimo. Da prendere ad esempio in tutto. Francesco è il più grande calciatore con cui mi sia capitato di giocare».

Kostas è uno che «parla come gioca», come diceva Burdisso. E quindi senza fronzoli. Se ne sono accorti in Premier dove oltre al Chelsea di Conte si è riacceso l'interesse dell'Arsenal che contese Manolas alla Roma già nel 2014. Secondo il sito footballinsider247.com, i Gunners sono disposti a spendere 30 milioni. Ma il greco - che ha da poco visto nascere proprio a Roma la sua prima figlia Kostantina - non ha intenzione (per ora) di lasciare la capitale a patto ovviamente che la dirigenza gli raddoppi lo stipendio: da 1,5 a 3 milioni.

(F.Balzani)