Per le curve il campionato è già finito. Nel mezzo della pandemia, in cui la serie A si spacca per la ripresa o no della stagione tra giugno ed agosto, il mondo del tifo organizzato si schiera compatto, scrive Francesco Balzani su Leggo.
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Curve in rivolta. Gli ultras della Serie A ai club: “Se giocate, noi diserteremo”
Il mondo del tifo organizzato si schiera compatto
Tutto è iniziato dalla richiesta fatta dal capo ultrà dell'Atalanta (il Bocia) che con una lettera ha invitato il presidente Percassi a non giocare più per rispetto dei tanti morti di Bergamo. Tutto questo a prescindere dalla decisione di Lega, Figc e Governo.
Fermiamoci qui, l'unico avversario è il virus. L'invito ha fatto il giro delle curve (virtuali) ed è stato appoggiato dai principali gruppi ultras di tutta Italia. In primis gli eterni nemici (termine antipatico) del Brescia: "Troppi morti e lacrime, non torneremo allo stadio".
Dello stesso avviso la Curva Sud del Milan che ha diramato un comunicato via web in cui si invitano i grandi del calcio ad evitare stupide polemiche. In piena sintonia pure le curve di Roma, Sampdoria, Genoa e Bologna.
Fa rumore pure il comunicato della curva nord laziale nonostante la posizione di Lotito: "La ripresa sia accompagnata da aiuti concreti al nostro Paese altrimenti tenetevelo il vostro campionato. L'unica bandiera che deve sventolare è quella tricolore". Un segnale forte da parte dei tifosi che quindi diserterebbero gli stadi anche in caso di ripresa a porte aperte. Un'eventualità questa quasi impossibile.
Se la stagione dovesse ricominciare a giugno, infatti, sarebbe praticamente automatica la decisione delle porte chiuse. Ma gli ultras si stanno dando da fare anche nel social: quelli dell'Atalanta hanno imbiancato le mura del nuovo ospedale di Bergamo, quelli della Spal hanno portato cibo e medicinali agli anziani di Ferrara senza contare le tante offerte per i Covid Hospital fatte da tifosi di Roma, Inter e molti altri club.
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