Non aprite quella porta. Anzi, fatela aprire, ma voi state alla larga. «La porta» è Napoli, «voi» sarebbero i giornalisti «a rischio» (dei tifosi romani malauguratamente interessati all’evento nemmeno a parlarne). In realtà a rischio sarebbero anche i giocatori e lo staff giallorosso, ma per loro è stata studiata una strategia: andata e ritorno in aereo, toccata e fuga. In tutto questo sembra che la cosa meno importante sia la partita. Parliamo di una sfida che peserà per lo scudetto. Prima di ogni cosa, dicono anche a Napoli, pens’ ’a salute. E quindi seguiamo le direttive di chi si preoccupa dell’ordine pubblico. Ma sarebbe interessante capire perché questa partita debba essere giocata a Napoli se non esistono i presupposti per garantire l’integrità di cittadini italiani interessati all’evento. Se le istituzioni non possono garantire la sicurezza, si giochino in campo neutro, a porte chiuse, le due gare tra Napoli e Roma. Come è ormai chiaro, non basta anticipare la sfida alle 15 del sabato (festivo). Alla squadra giallorossa è stato «consigliato» di evitare l’autostrada (un’ora e mezza) e il treno (una passeggiata). Dovrà muoversi dall’aeroporto allo stadio con un pullman «neutro » per evitare attenzioni da parte dei «nemici » (siamo in guerra, no? Usiamo le parole di guerra). La cosa peggiore è che nessuno si vergogna.
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Clima di guerra? Allora ci vuole il campo neutro
Se le istituzioni non possono garantire la sicurezza, si giochino in campo neutro, a porte chiuse, le due gare tra Napoli e Roma
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