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Zaniolo e Cristante: Mourinho torna all’antico e attacca la stampa

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Il tecnico: "A Roma si parla solo di ciò che è negativo. È dura“

Redazione

Il “rumore dei nemici”, lo chiamava una volta, quando le polemiche erano le onde su cui surfava verso scudetti e coppe, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. A Roma ha impiegato un po’ per trovarne. Ma adesso José Mourinho ha deciso chi debba essere il nemico contro cui fare fronte. “A Roma è dura". Lo dice così, senza giri di parole, approfittando della vetrina di una vittoria in “prime time”, con la platea televisiva già in attesa di assistere a Juventus-Inter. Il motivo sono le domande che riceve, e che si aspetta al punto da indovinarle. Quelle su Zaniolo, ad esempio: tutta la città sa che il rapporto tra i due s’è incrinato, ma averne dovuto parlare lo ha infastidito. “A Roma invece di parlare di questo ragazzino, Zalewski, che è arrivato qui a 9 anni e sta giocando, invece di parlare di Bove che gioca ed è arrivato alla Roma che aveva dieci anni, si parla solo di ciò che è negativo. È dura“. impressione è che più cresca il livello competitivo della sua squadra, maggiore sia l’agonismo del guru portoghese in sala stampa: che si alimenti di una conflittualità anche mediatica per sostenere i propri risultati sportivi. E da questo punto di vista in città ha trovato l’ecosistema ideale per questo tipo di scelte. Il cosiddetto – e letteralmente leggendario – “ambiente romano”: ne facciamo parte tutti, giornalisti e tifosi, non solo l’universo molteplice delle radio. José ha rivelato di ascoltarle. E lasciato intendere di leggere i giornali. Sfrutta la prima domanda su Cristante – probabilmente il migliore, a Genova – per riprendere la sua tavola e affrontare l’onda: “Tu Ciro mi parli di Cristante – dice all’amico Ciro Ferrara – ma non sai che a Roma dicono che sia un giocatore che io non voglio, che non piace all’allenatore, alla società, e che il prossimo anno andrà via perché secondo la stampa di Roma non ha qualità". Parole con cui scava una distanza siderale con chi parla della sua squadra. Oggi Roma per Mourinho somiglia a una terra straniera: una guardia giurata impedisce di avvicinarsi al cancello del suo palazzo ai Parioli. Se nei primi mesi capitava frequentemente di vederlo a tavola al ristorante, oggi è più attento. Se lo vedi con il Colosseo sullo sfondo, è perché sta posando per il fotografo che deve ritrarlo prima di un’intervista, ovviamente con la stampa estera, che non ha la “colpa” di parlare dei suoi giocatori. Ha ripristinato anche il più classico dei cliché: “A Roma se vinci vai in paradiso. Se perdi è tutto un disastro“. Bentornato, vecchio José.