Timore di vendette e ritorsioni nei confronti dei tifosi della Roma: come abbiamo anticipato ieri, il governo e il Viminale hanno intenzione di vietare per la prossima stagione calcistica le trasferte non solo ai tifosi giallorossi ma anche a quelli del Napoli, che per motivi logistici, andando verso Nord, sarebbero costretti a passare con le auto, i pullmann e il treno dalle parti di Roma.
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Ma vietare le trasferte risolverà i problemi?
Ora, la situazione rischia di farsi ancora più seria e pericolosa del passato.
Negli ultimi anni, ormai, ben pochi tifosi andavano in trasferta, scoraggiati soprattutto dalla tessera del tifoso e dal timore di incidenti. Ora la tragedia di Ciro (forse domani Malagò va al funerale): fra romanisti e napoletani c'era già un forte astio testimoniato dai cori e anche dal fatto che molti club di ultrà giallorossi avevano da tempo già rinunciato alla trasferta al San Paolo. Per paura, appunto, di agguati.
Ora, la situazione rischia di farsi ancora più seria e pericolosa. In una certa mentalità (sbagliata), va infatti punito lo "sgarro" per quello che è successo a Tor di Quinto: per questo non solo gli ultrà del Napoli potrebbero avercela coi romanisti ma anche quelli di altre squadre. C'è il timore di un'alleanza trasversale. Pericolosissima. In occasione della gara con la Juve, all'Olimpico, in curva Nord e curva Sud, erano apparsi tre striscioni: "Daje Daniè", "Forza Daniele" (il presunto sparatore di Tor di Quinto) e "Napoltano infame". Per questo il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, avendo ravvisato che questi tre striscioni sono "inequivocabilmente oltraggiosi e incitanti alla violenza" avevano punito la Roma con 50.000 euro di ammenda. Che, sommata alle altre multe, aveva superato quota 500.000. C'era, quel giorno all'Olimpico, una parte della tifoseria (non so se piccola o grande) che aveva preso una posizione chiara. E questo non aveva favorito, certo, a creare un clima sereno con i tifosi del Napoli.
Ora, poi, la morte di Ciro fa scattare l'allarme non solo in vista dei funerali di domani a Scampia ma anche per la prossima stagione. E' allucinante morire per una partita di pallone. L'inchiesta della Digos va avanti (a rilento), ma si spera porti presto a qualche risultato: ha sparato De Santis? Chi c'era con lui, 4-5 tifosi giallorossi che stanno per essere arrestati? Vanno individuate, e punite, le responsabilità personali. Non si può accusare un'intera tifoseria.
Ma in questi casi, purtroppo, si risponde con misure d'emergenza. Sempre così in Italia. Non si ha la forza di rimuovere prefetto e questore (vero, Alfano?) e allora che si fa? Si proibiscono le trasferte. Si decidono nuove misure di sicurezza, dimenticando che spesso ci sono carenze organizzative (vedi appunto finale di Coppa Italia) e ci sono Tar che annullano molti Daspo per "insufficiente motivazione". Ora l'Osservatorio del Viminale ha messo in piedi una banca dati proprio sui Daspo, per evitare questo problema.
Ma che succederebbe se, come vogliono, i Daspo fossero aumentati e ci fossero misure anche in caso di comportamento di gruppo fuori dalle regole? La Task Force del Viminale, diretta dal prefetto Vincenzo Panico, aveva fatto un ottimo lavoro, tenendo in considerazione anche che negli stadi la stragrande maggioranza è composta da persone perbene (per questo agevolazioni alle famiglie, biglietti on line e last minute, eccetera).
Ora, il dramma di Ciro rischia davvero di spingere una classe politica- che non è mai stata in grado di risolvere il problema violenza alla radice-a studiare, ed applicare, misure più dure. Il classico giro di vite. Non ci siamo. Ci vuole una rivisitazione totale del pianeta-calcio: senza criminalizzare, mettere al bando gli ultrà, tantomeno sciogliendo i loro gruppi. Ma mettendo all'angolo i veri colpevoli, i verti violenti. "Purtroppo da noi manca la certezza della pena", dice Carlo Tavecchio, fra i candidati al posto di Abete: ha forse torto? Ma intanto adesso vieteranno le trasferte e gli stadi saranno ancora più vuoti, e ancora più tristi. Siamo una Nazione sempre in emergenza.
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