Due mani sulla qualificazione. Quelle di Svilar, che esulta sotto la curva, dopo una corsa alla Mazzone, con più agilità quando salta i cartelloni dopo aver mandato la Roma agli ottavi di Europa League, scrive Silvia Scotti su La Repubblica. Non esistono gli eroi per caso, ma forse non è del tutto vero. Perché Svilar fino a quando De Rossi non lo ha lanciato era solo il portierino di coppa Italia, un ragazzino arrivato con l'etichetta di predestinato dopo anni tra Anderlecht e Benfica, che aveva fatto il suo esordio in Champions League a 18 anni, come il suo allenatore. E finora non aveva neanche 10 partite con la Roma in coppe inter-nazionali. Ma certe serate accadono e basta.
La Repubblica
Una Roma batticuore ringrazia l’eroe Svilar il portiere pararigori
Due rigori parati con la freddezza del campione, è lui l'uomo che fa ripetere la storia. Non è vero che non è mai uguale a se stessa, Vico non parlava a caso. E quando sembrava che il ripetersi della cose buonepotesse essere solo un'eventualità remota, un'ipotesi, poco più di una speranza con quei due gol divorati da Lukaku allo scadere, arriva lui. E mentre lo stadio canta per il terzo anno consecutivo "La Roma sì, il Feye no" Svilar vive il suo momento di pazza gioia urlando sotto la curva con il resto della squadra che lo rincorre per abbracciarlo, ma non lo prende nessuno.
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