Dan e Ryan Friedkin, i texani con la passione per gli affari e ora pure per il pallone, procedono a fari spenti. Anche sul dossier stadio, prediligono il silenzio e i "no comment". Non considerando Tor di Valle un dogma, hanno congelato a tempo indeterminato l’iter. E non solo: in casa Roma, nelle ultime settimane, si registrano nuovi movimenti. A farsi avanti - scrive Lorenzo D'Albergo su 'La Repubblica' - sono stati direttamente i vertici italiani di Rothschild, l’amministratore delegato Alessandro Daffina e il vicepresidente Paolo Scaroni, ora alla guida del Milan. Finta e controfinta: da advisor di Vitek nell’operazione Tor di Valle, la banca d’affari si è proposta come intermediaria per il trasloco dello stadio. La suggestione, nello scambio a cui parteciperebbe anche lo stesso Vitek, sono i terreni di Tor Vergata. L’altra opzione, già sondata dalla Roma di Pallotta, potrebbe essere Fiumicino.
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Stadio, il pressing di Scaroni e Vitek per Tor Vergata
Il vicepresidente di Rothschild e l’immobiliarsita spingono per i terreni di Caltagirone. Ma Friedkin ha puntato il Flaminio
Ascoltando tutti, ma senza dare davvero retta a nessuno, i Friedkin si sono limitati a prendere nota. Per costi, a livello estetico e per riattrarre i tifosi romanisti, piace sempre il Flaminio. Restano due nodi: Vitek e il Campidoglio. Il ceco si era proposto come socio nell’acquisizione della Roma, ma i Friedkin hanno declinato l’offerta. Ora l’immobiliarista, che per l’area di Tor di Valle ha già firmato un preliminare di acquisto, rischia di ritrovarsi con un pessimo affare tra le mani se il pressing dei suoi advisor fallirà. Poi c’è il Comune: dopo il saluto alla sindaca Virginia Raggi all’ambasciata americana, la giunta 5S non ha avuto più contatti con i nuovi proprietari della Roma. Anzi, gli ultimi sono stati rimbalzati. Ora si nuota in altre acque, ci sono le cene con i Caltagirone e le proposte di Rothschild. Ma i Friedkin restano silenti.
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