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rassegna stampa roma

“Speravo de morì prima” è divertente, ma la fede è un’altra cosa

La serie sfrutta alcune punte grottesche d'ambiente, ma è troppo ottimista sulla capacità di un campione come Totti di accomunare il parere di tutti gli appassionati

Redazione

Perché una serie tv su Francesco Totti? Primo, per il clamoroso libro che ne è alla base, secondo perché alla domanda su quale calciatore italiano nella storia meritasse una serie tv non ne sarebbero venuti in mente molti altri. E allora, scrive Antonio Dipollina su Repubblica, la scelta ha portato a ricostruire il periodo più da fiction dell’intera vicenda tottiana. Il risultato è davvero un divertissement che sfrutta certe punte grottesche d’ambiente ed è forse troppo ottimista su altri elementi: vedi la convinzione che campioni simili e così identificati affratellino tutti gli appassionati. Quei campioni dividono e divideranno sempre.

Che ci si diverta spesso e volentieri è ovvio, che Speravo de morì prima possa soddisfare quelli che si aspettavano chissà che, è altro discorso. Nei primi episodi poi viene caratterizzato il nemico, ovvero Luciano Spalletti, spiritato e perfido in quanto il ruolo lo esige: e il rischio è che il suo rapporto con Totti passi come l’errore peggiore della sua carriera, in realtà una bazzecola per uno che da allenatore dell’Inter ha voluto lo scambio Nainggolan-Zaniolo.