Ripulire Trigoria. Pare questo l’obiettivo di Spalletti, che - secondo Pinci e Sisti su "Repubblica" - si muove volutamente come un elefante nell'inutile cristalleria di privilegi e approssimazioni che ha rilevato in corsa, un negozio in perdita, specializzato in oggetti costosi per clienti viziati. Il tecnico va a caccia del «topino» che infesta l’ufficio («ma ci sta che prima o poi lo piglio») e si scaglia contro le viete abitudini sportive che hanno trasformato la sede sociale in un country club. Un’entrata a gamba tesa. Ai calciatori non fa sconti, e se vogliamo nemmeno a chi l’ha preceduto: «Serve avere la testa dentro il nostro lavoro, a Roma non si può abbinare altro alla nostra vita». Come a dire tante cose insieme. Come a dire che ci si è allenati male e che per questo da adesso in poi ogni distrazione verrà bandita e stoppata sul nascere ogni lagna: «Ai ragazzi ho dato un foglietto e ho chiesto di fare la formazione. Tutti hanno messo 11 giocatori: vuol dire che io non posso usarne di più. Eppure c’è quello che esce e brontola, quello che è in panchina e fa il visuccio...».
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Spalletti alza la voce: “Voglio giocatori con la testa al lavoro”
«Ai ragazzi ho dato un foglietto e ho chiesto di fare la formazione. Tutti hanno messo 11 giocatori: vuol dire che io non posso usarne di più. Eppure c’è quello che esce e brontola, quello che è in panchina e fa il visuccio...»
In principio fu Florenzi a Torino («Ale devi stare zitto!»). Oggi gli obiettivi sembrano Dzeko e il Totti musone. E nel mirino finiscono anche mercato («che abbiamo già chiuso, più di questo non possiamo fare») e sanitari («servono medici da Roma»).
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