Nelle macerie della Roma si è perso un gioiello. Lorenzo Pellegrini aveva chiuso il 2019 lanciando assist e invenzioni, come se ogni partita fosse l'occasione per dimostrare al mondo che l'incoronazione di Totti a suo "erede" fosse ottimamente spesa. Poi è successo qualcosa. Bergamo è forse il punto più basso della sua giovane carriera, una collezione di orrori, di conclusioni lunari, di giocate sconclusionate, di palle perse. Fino a quella che ha portato al gol di Pasalic, un frullato di superficialità e distrazione punito nel peggiore dei modi. In tutto sette palloni regalati all'Atalanta, a cui aggiungere come tre tiri finiti lontanissimi dalla porta: uno addirittura a porta vuota. Prima della partita, l'agente Pocetta e il ceo romanista Fienga, riportano Francesca Ferrazza e Matteo Pinci su "Repubblica", si sono soffermati a scambiare due chiacchiere in volo: c'è in ballo il prolungamento per cancellare dal suo contratto la clausola che gli permetterebbe a giugno di liberarsi per 30 milioni. Conte è alla finestra, ma per iniziare a parlarne servirà rivedere in campo il vero Pellegrini.
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Sos Pellegrini: il gioiello di Totti non brilla più
L'"erede" dell'ex capitano tocca a Bergamo il fondo di un 2020 da dimenticare. E con lui crolla tutta la squadra
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