Circondato. Da una parte mister Dan e mister Ryan che staccano assegni mensili tra i dieci e i quindici milioni, e vogliono sapere e decidere su tutto. Dall’altra lo Special One, al secolo José Mourinho. E in mezzo, scrive Piero Torri su La Repubblica, c’è lui, Tiago Pinto da Lisbona, general manager e direttore sportivo di una Roma che vorrebbe pensare e agire in grande ma non può farlo. La conseguenza è che quando vince è la Roma di Mou, quando perde è di Pinto.
La Repubblica
Se a Trigoria il colpevole è sempre Pinto
‘Sta cosa a chi scrive garba poco. Anche perché hanno tenuto a dirci che si vince e si perde in undici, che la Roma è una famiglia, che le responsabilità, quando ci sono, vanno divise tra tutti. E invece pare che da queste parti le colpe siano solo e sempre di Tiago.
Per carità, il giovane dirigente non è stato esente da errori. I trenta milioni (abbondanti) spesi per Shomurodov e Vina sono stati bocciati dal campo. Le difficoltà a vendere una serie di giocatori ereditati e con stipendi da prima fascia, sono un altro aspetto che ne evidenzia un’inesperienza figlia dell’età, ma anche di mancanza di complicità nel mercato che è il pane quotidiano per tanti suoi colleghi. Ma non può essere che Shomurodov lo prende Pinto e Dybala arriva grazie a Mourinho. Perché tutti i giocatori arrivati a Trigoria negli ultimi due anni, hanno avuto il sì anche dello Special One.
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