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Rush, Salah, Boston: i mille incroci di Roma-Liverpool

ifosi, giocatori, allenatore e dirigenti hanno salutato il Liverpool un po’ come il segno del destino, un tunnel spazio-temporale che promette chissà quali riscatti dopo la finale persa nel 1984

Redazione

Roma-Liverpool di oggi nasce da storie profondamente diverse. Nel 1984 la Roma era la quintessenza del nuovo, del progresso e del genio - Liedholm, la zona, Falcao - il Liverpool una corazzata in cui Ian Rush, almeno nella fama internazionale, non era molto distante da Cristiano Ronaldo, scrive Fabrizio Bocca su "Repubblica". Rispetto ad allora i due club sono entrambi di proprietà americana. James Pallotta conosce benissimo John Henry, maggior azionista di Boston Globe, Red Sox e Liverpool appunto. "È un derby di Boston" ha detto, "sarà molto divertente". Tifosi, giocatori, allenatore e dirigenti hanno salutato il Liverpool un po’ come il segno del destino, un tunnel spazio-temporale che promette chissà quali riscatti, ma soprattutto sotto sotto come la sottrazione al moloch del Real Madrid.

Dopo aver esorcizzato Leo Messi, la Roma dovrà esorcizzare Momo Salah, e quel sorriso eternamente stampato in faccia a causa dei gol che segna a ripetizione (29 in Premier, più 9 in Champions League). Salah per la Roma è stato gol e dribbling nell’ultima epoca spallettiana, ma anche il classico assegno circolare che si moltiplica velocemente fino a generare la plusvalenza che tutto governa. I milioni dai venti spesi, diventano 42 più altri 8 quasi garantiti che finiscono nelle casse della Roma, ma Salah è un vorticoso bitcoin del pallone che raddoppia e triplica a vista d’occhio e chissà quanto farà ricco il Liverpool. Settantanove gol in stagione: insieme a Firmino e Mané, Salah forma un terzetto d’attacco formidabile (il migliore in Champions), anche più pericoloso oggi dell’attacco del Barcellona. Tra Roma 1984 e Kiev 2018 ci passa una vita d’attesa. Eusebio Di Francesco se ne farà carico: "Roma-Liverpool: lo so benissimo cosa c’è nei cuori dei romanisti".