rassegna stampa roma

Roma, non solo attacco: hanno segnato già in tredici

Con la prodezza di Holebas contro l'Inter si estende il numero dei giocatori a segno. Un pregio secondo Garcia ("Il gruppo fa la forza"), che però potrebbe nascondere l'incapacità di sfruttare a dovere le punte, come ad esempio sta avvenendo con...

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Terzini e attaccanti, ali e mediani. La Roma di Garcia somiglia sempre di più all'idea che ha di lei il suo allenatore. Una Roma in cui tutti sanno far tutto e soprattutto tutti sanno fare gol. In questa stagione già tredici diversi marcatori (12 in campionato): nessuno così in serie A. Punto di forza o tallone d'Achille? Se chiedete a Garcia, non avrà dubbi nel rispondervi che "È il gruppo a darci la consapevolezza della nostra forza". DALLE PUNTE LA META' DEI GOL - Un esercito di goleador. Come l'anno scorso (quando a fine stagione furono 17 i marcatori diversi) a dimostrazione del fatto che è nel Dna della squadra diluire la propria capacità realizzativa su più elementi. L'ultimo a unirsi al branco, il greco Holebas, che ha portato a 13 il conto dei marcatori stagionali, di cui 12 in campionato. Più di Fiorentina (10), Juve e Genoa (9). Un'indipendenza dal centravanti che imprime a fuoco la mano dell'allenatore sulla manovra e i risultati della squadra, certificando la bontà delle idee predicate da monsieur Rudì. Evidenziando un paradosso: nella Roma di campionato - rigori a parte - i centrocampisti segnano quasi quanto le punte di ruolo. Sono 9 le reti realizzate in totale da Pjanic (3), Florenzi e Nainggolan (2), Keita e De Rossi (1), contro le 11 degli attaccanti, grazie ai 4 centri di Destro e Ljajic, i 2 di Gervinho e il gol alla Juve di Iturbe. Chiudono il cerchio 2 penalty di Totti, le reti dei difensori Torosidis e Holebas oltre all'autogol del portiere dell'Empoli Sepe. IL LIMITE: SERVE DAVVERO DESTRO? - Proprio la gara con l'Inter, in cui hanno segnato un attaccante, un difensore e un centrocampista sembra è il paradigma di questa tendenza della Roma. E all'appello mancano ancora - per motivi vari - giocatori abituati a lasciare il segno, da Totti (a segno soltanto su rigore, almeno in campionato) a Strootman, da Maicon - ha segnato soltanto in Champions - a Manolas o Astori, senza dimenticare il redivivo Borriello o le possibili sorprese di Paredes e Sanabria. In fondo, la Roma è anche loro. E però, anche una così evidente dote rischia di nascondere comunque un limite: quello di non saper sfruttare un ariete, un uomo d'area di rigore, di non vivere facilmente la convivenza con un centravanti che possa accentrare finalizzazioni e gloria. Come ad esempio Mattia Destro. La Roma non sa giocare per valorizzarne le caratteristiche come lui vorrebbe, né sa assecondarne la brama di gol.