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Roma cerca il colpo nel gelo di Mosca: “Dipende solo da noi”

Giallorossi a un passo dagli ottavi di Champions e a due passi dal burrone che fa precipitare le piccole o le meno grandi in Europa League.

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Sarà uno spettacolo per modo di dire, uno spettacolo senza pubblico. Il Cska sconterà stasera contro la Roma la terza giornata a porte chiuse dopo le intemperanze razziste dei suoi tifosi (le prime due contro Bayern e City). Qualcuno di loro s’è tenuto alla larga persino dalle partite di campionato, indispettito dal cattivo rendimento della squadra (il Cska ha perso gli ultimi tre incontri provocando una rimarchevole indignazione popolare). Già in condizioni normali, popolato come ogni stadio che si rispetti, l’Arena Khimki non può piacere, è solo un freddo e squadrato edificio moderno con 18.636 posti che ospiterà la partita inaugurale dei Mondiali 2018.

Vuoto, nella sua essenzialità metallica, fa quasi spavento. Rimbombano persino le scope che puliscono l’erba dai pochi fiocchi di neve caduti ieri mattina. A spalti vuoti, è risaputo, un teatro, gli stadi, le arene, i circhi, le piazze dei concerti, persino un cinema di periferia, assumono fisionomie paradossali. La voce del cantante, dell’attore, i movimenti del ballerino, le stravaganze dell’acrobata, il piede del campione s’esibiscono o risuonano nel nulla, per soli abbonati tv: «Per me un calcio senza spettatori non è calcio vero», tiene subito a precisare Rudi Garcia, «non so se sarà un vantaggio per noi». Qualcosa che ricorda il vero calcio la sua Roma dovrà offrirlo in campo, con o senza gente intorno.

Siamo a un passo dagli ottavi di Champions e a due passi dal burrone che fa precipitare le piccole o le meno grandi in Europa League (o nel nulla): «Potrebbe bastarci un pareggio ma noi giochiamo per vincere. Non sarà una passeggiata. Lo dissi dopo il 5-1 dell’andata: il Cska è una squadra tosta che si prenderà le sue soddisfazioni». La Roma, che spera in un regalo del Bayern (gli chiede di non uscire sconfitto all’Ethiad), è pronta a sfidare russi, incertezze e paure. Facilitato dalle nefandezze del City, ora il Cska ha più fiducia in se stesso, mentre a Trigoria s’è diffusa, in un frusciare di punti conquistati e persi, la sensazioneopposta. Il Cska ha vinto a Manchester dove la Roma aveva “trionfalmente” pareggiato. Gli errori individuali a Bergamo (Cole, Astori, De Rossi), cose mai viste prima, e denunciate da Garcia, restano inquietanti, un graffiti sgrammaticato sull’autostima di gruppo.

La Roma, come dice Garcia, ha comunque «il destino nelle proprie mani». Si spera anche nei piedi. Il fisico giallorosso è debilitato dai troppi infortuni e lo spirito è ancora convalescente dal mal di Guardiola. Quando Garcia dice di confidare «nel carattere» si ha quasi l’impressione che intenda altro: «Confido in quei tre o quattro che giocano sempre allo stesso livello». Non ci vuole un sonar per individuarli. Gli altri, quelli dai muscoli più viscosi e dalle prestazioni indecifrabili, proveranno a legare con i compagni più tonici. A Bergamo s’è vista una squadra a due velocità. Ma è l’amalgama il bene supremo di una squadra d’alta classifica. Garcia ammette di aver iniziato la caccia alla volpe.

La volpe di stasera è un terzino destro: «Florenzi, Somma o un terzo che mi tengo ancora per me». Manolas? Naninggolan? L’assenza di Maicon è diventata un giallo quando s’è scoperto che al percorso terapeutico dello staff medico della società il brasiliano aveva pre- ferito curarsi per conto suo con i fattori di crescita (ma dopo i fattori di crescita, tre sedute, ammesso che siano quelli giusti, ci si ferma almeno 30 giorni, quando ci rivediamo Maicon?). Garcia glissa: «Maicon non era pronto, tutto qui». Chi non è mai pronto è Iturbe, anche quando sta bene l’argentino fa di tutto per sembrare malato. Per lui il fattore di crescita è tecnico e tattico: «A Manuel manca il passo gara». È vero, ha giocato poco, ma se gioca così giocherà sempre meno. Il manto dell’erba dell’Arena Khimki non è un modello di giardinaggio. Prima del match contro il City anche il tecnico del Cska Slutski aveva ammesso: «Terreno inadeguato». Meno male che è riscaldato. Come De Sanctis, che per non congelare stasera si affiderà al suo “intimo termico”. Nota sexy per una partita hard.