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Quei tre incontri di Riva con la Roma: “Ti vogliamo vestire di giallorosso”

Quei tre incontri di Riva con la Roma: “Ti vogliamo vestire di giallorosso” - immagine 1
Memorie dagli archivi nel giorno del lutto per Rombo di Tuono. Viola gli chiese di affiancare Eriksson
Redazione

Quel Rombo di Tuono risuonava fino al Nuovo Mondo, in Messico. Arrivava a Torino e martellava nella testa di Gianni Agnelli, che per averlo avrebbe sborsato un miliardo. Ma solo in Sardegna il rumore diventava melodia. I cagliaritani gli spettatori privilegiati della sinfonia numero undici, quella del suo numero di maglia. A loro Gigi Riva aveva assicurato eterno amore.E fu così. Gigi Riva, in un’intervista nel novembre 1982, parlò del mancato passaggio alla Roma: "È vero. Ero a un bivio della mia vita, non solo della carriera. I romani mi sono sempre piaciuti, per il calore genuino, per la competenza della folla, per una specie di comunione d’intenti manifestatasi tante volte". Ma l’amore, quello vero, non si piega. "Alla fine scelsi la Sardegna, quella terra che è diventata anche mia". La finestra di mercato menzionata da Riva - racconta Niccolò Maurelli su 'La Repubblica' - però non è quella del ‘69, ma del ‘73. L’anno in cui Roma accoglie Manlio Scopigno, preferito a un certo Nils Liedholm.

Il secondo appuntamento di Riva con la Roma arriva nel 1985. Il presidente Dino Viola lo vuole in veste di dirigente. "Viola mi disse che aveva bisogno di un uomo con la mia immagine da mettere al fianco di Sven Goran Eriksson, ma solo per rendergli meno gravoso il rapporto con lo spogliatoio romanista. Poi l’esonero dell’allenatore mandò all’aria ogni discorso. Peccato, perché sentivo che avrei potuto lavorare bene. E visto che non era stato possibile arrivarci da calciatore, mi avrebbe fatto immensamente piacere venire a Roma da dirigente", raccontò Gigi Riva. Ma c’è spazio pure per il terzo atto. Ancora lontano da Roma. Berlino, anno iridato 2006. Riva, team manager degli Azzurri, battezza Francesco Totti. Incorona il figlio di Roma, il Pupone. Che oggi lo piange: "Ciao Rombo".

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