Genova come Budapest, scrive Piero Torri su La Repubblica. Nel senso del silenzio. Quello della società. Che continua ad alimentare solo il rumore dell'assenza. Così come a Budapest. Quando l'intera dirigenza preferì non dire una parola (in questo senso Mou aveva ragione) dopo lo scempio perpetrato da un arbitro inglese scarso ai danni della Roma privandola di un'Europa League, di una finale di Supercoppa europea, di una qualificazione alla Champions e quindi di non meno di 50 milioni, così anche a Marassi dopo l'atroce beffa del pareggio subito nell'ultimo minuto di recupero dopo aver dovuto incassare un rigore solare (con cartellino rosso) non concesso e un fallo non fischiato a Pellegrini nell'azione che ha portato alla capocciata di De Winter, non c'è stato lo straccio di un dirigente capace di metterci la faccia di fronte a taccuini, microfoni e telecamere. Avendo come obiettivo perlomeno quello di non far sentire soli De Rossi e la squadra. Ovvio, le due situazioni sono molto diverse per importanza e momento della stagione, ma il risultato è stato lo stesso, silenzio e assenza totali. Scenario che in casa Roma sta andando avanti dal venti gennaio scorso quando, nel prepartita dell'esordio del Sedici sulla panchina del suo cuore, si presentò Tiago Pinto. Da allora De Rossi è stato lasciato solo, così come lo era stato lo Special One. Con la non piccola differenza che il portoghese alle spalle aveva 26 trofei, un'abitudine alla comunicazione da premio Oscar, una carriera con gli effetti speciali, mentre il Sedici è soltanto ai primi passi. Sia chiaro, non diciamo tutto questo per una difesa della categoria che peraltro non ci appartiene, ma per il rispetto che si dovrebbe a una tifoseria che pur di fronte a una Champions che si continua a guardare in televisione, non ha mai smesso (e mai smetterà) di essere al fianco della Roma. Totti nella sua recente intervista lo ha fatto capire quando ha detto che servirebbe essere chiari perché la gente è in grado di metabolizzare. Ma ci pare evidente che dalle parti del bunker di Trigoria dove non vola una mosca senza che la greca voglia, tutto questo interessi poco. E allora non sarebbe il caso, facendo capire che non farebbe ombra a nessuno, di prendere un direttore generale che ora non c'è così come un direttore tecnico e tanti altri ruoli lasciati scoperti dalla spending review messa in pratica dall'ad Lina Souloukou? Detto questo che ci pare sacrosanto, c'è poi l'aspetto tecnico. Che dice 3 punti nelle prime 4 partite, nessuna vittoria così come avvenuto solo altre tre volte nella storia del club. Pochi, pochissimi per chi vuole competere per la Champions. C'è bisogno, subito, di un'inversione radicale.
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Quanto silenzio nel club giallorosso. Così si rischia un Mou bis
Anche a Marassi, dopo l'atroce beffa del pareggio subito nell'ultimo minuto di recupero, non è stato assegnato un rigore solare per i giallorossi
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