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Per i due capitani un derby strano. I dubbi di De Rossi la fame di Florenzi

LaPresse

Il numero 16 giocherà tre gare in dieci giorni e la sud fischia l'esterno

Redazione

Il derby difficile di De Rossi e Florenzi passa per due periodi diversi della carriera di entrambi, rischiando di avere un significato che va oltre la posta in palio sul campo. Ci sono i tre punti da conquistare, per restare aggrappati alla corsa per il quarto posto, dosando le energie perché quattro giorni dopo i giallorossi si giocheranno in Portogallo l’accesso ai quarti di Champions. Ma c’è quel sapore strano, quel retrogusto che rende la vigilia un po’ malinconica, diciamo così, ai due attuali capitani della Roma. De Rossi arriva alla stracittadina sapendo, almeno sulla carta, che potrebbe essere per lui l’ultima, perché questo dice il contratto in scadenza a giugno e questo rischia di dire il ginocchio con il quale prosegue una convivenza difficile. Il numero 16 ha giocato titolare sabato scorso a Frosinone, e sarà confermato sia contro la Lazio, sia col Porto, considerato imprescindibile da Di Francesco in una fase così decisiva della stagione. Sarebbero tre gare in dieci giorni, per Daniele, forse un azzardo per un giocatore che ha dichiarato qualche settimana fa di aver anche pensato di smettere per il dolore al ginocchio. Il vice-capitano sarà Florenzi, che vive un momento particolare non per questioni fisiche (anche se continua a convivere con vari acciacchi), ma per una fase di impopolarità tra i tifosi che lo fa stare parecchio male. I fischi, il non percepire intorno fiducia e sostegno, e la voglia di spaccare il mondo per riconquistare la gente, consapevole che ci sia un legame forte da ritrovare, magari proprio sabato, contro la Lazio, squadra alla quale ha già segnato, una volta, tre anni fa. Era il derby del 3 aprile 2016, c’era Spalletti sulla panchina e la Roma vinse per 1-4 sui cugini. Florenzi aveva la al braccio la fascia da capitano (mancavano Totti e De Rossi) e realizzò la terza rete giallorossa, al minuto numero 83. Vorrebbe ripetersi, creare una tradizione in questo senso nelle stracittadine, per poi poter impazzire di gioia e riaccorciare, fino ad annullare, la distanza con la gente. "Non è una partita come le altre – le parole di Alessandro – è una gara affascinante che capisci solamente quando la vivi".

(F.Ferrazza)