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Palmieri: “Emerson chi? Grazie a Spalletti non lo dicono più”

Il brasiliano: "Quando mi criticavano l’unica cosa che dovevo e potevo fare era dare delle risposte sul campo. Cosa che sto cercando di fare in ogni partita"

Redazione

A un anno e mezzo dal suo sbarco, via Palermo, nella capitale, la rivincita di Emerson Palmieri appare più gustosa da servire nel piatto di critica e tifoseria. «Quando ti insultano diventa davvero tutto più difficile — ammette il brasiliano a La Repubblica in un articolo a firma Francesca Ferrazza— a nessun giocatore piace ovviamente essere criticato, ma l’insulto non si digerisce proprio. E io, l’unica cosa che dovevo e potevo fare era dare delle risposte sul campo. Cosa che sto cercando di fare in ogni partita. È così che mi sono isolato, trovando la mia dimensione». Ad aiutarlo a trovare la serenità è stata anche la famiglia e la fidanzata Isadora, oltre che la fede in Dio. E, ovviamente, l’arrivo di Spalletti. «Se oggi sono qua, se oggi gioco e posso dimostrare le mie qualità, è grazie al mister, perché quando ero in difficoltà, lui mi ha aiutato, e continua a farlo anche oggi, ogni giorno. Lo devo ringraziare perché senza di lui nessuno avrebbe conosciuto Emerson» aggiunge il brasiliano.

Ormai titolare, Emerson sta rendendo complicato il rientro — dopo l’infortunio — a Mario Rui. Innamorato della città, d’altra parte, lo è stato da subito. «Adattarmi a Roma è stato semplice, perché è una città dove trovi tutto facilmente. Per quanto riguarda il club, è normale che quando arrivi devi farti nuovi amici, devi capire i nuovi compagni ma alla fine è stato tutto naturale e mi trovo benissimo». È già stato riscattato per due milioni di euro, dal Santos, è quindi ora a tutti gli effetti un giocatore della Roma. «Sono molto contento perché il club ha una grande struttura, sa far crescere i giocatori».

Di sicuro, adesso, in giro per la città, non sentirà più ripetere “Emerson chi?”. Gli insulti si sono trasformati in richieste di autografi, le critiche, in foto ricordo.