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Omicidio Esposito, la procura indaga sulla gestione della sicurezza

Ancora indagini da parte delle autorità sulla morte di Ciro Esposito. Ora il focus si sposta sulla gestione della sicurezza.

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«C’è più di un colpevole nella morte di Ciro Esposito». Lo dice il sindaco di Napoli e lo sostengono i familiari del tifoso partenopeo. Ed è per questo che la procura di Roma ha chiesto alla Questura di acquisire agli atti del procedimento per l’omicidio di Esposito, «i piani di sicurezza» del 3 maggio scorso. «Perché se è vero che l’esecutore materiale dell’omicidio del tifoso napoletano – sostiene l’avvocato Sergio Pisani, legale dei genitori di Ciro - è l’ultrà della Roma Daniele De Santis, è vero anche che la rissa sfociata in omicidio, forse, non sarebbe successa se, in quello spicchio di città ci fosse stato un servizio di ordine pubblico capace di governare gli scontri».

L’attacco lanciato dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, nel corso dei funerali del ragazzo partenopeo ieri a Scampia – «L’ordine pubblico non ha funzionato quel giorno a Roma, ora paghi anche chi non lo ha garantito» – non cadrà nel vuoto. Tutte le carte che raccontano come era stato organizzato per la finale di Coppa Italia Napoli- Fiorentina dalla questura il servizio di ordine pubblico in città, prima della partita, durante e dopo sono al vaglio della procura. E se qualcuno ha sbagliato finirà nel registro degli indagati. «Le falle sono state tante. C’è poco da dire: la zona non era sorvegliata – dice l’avvocato Pisani – e questa mi pare una cosa abbastanza grave». A cominciare — ed è su questo che i pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio stanno lavorando — dalla mancanza di poliziotti nel parcheggio di Tor di Quinto dove era previsto l’arrivo dei pullman dei tifosi del- Napoli. Quanti agenti di polizia erano presenti lì, proprio nel quadrante in cui si era pianificato arrivassero i tifosi? Top secret.Gli inquirenti stanno vagliando le carte.

Altro punto su cui i magistrati lavorano: il ritardo dei soccorsi a Ciro, steso sull’asfalto, per via del cordone dei poliziotti che impediva a chiunque di entrare nell’area transennata dove c’era il corpo del tifoso partenopeo. Dal racconto di sette testimoni ascoltati dalla Digos è emerso che, nei drammatici istanti degli scontri scoppiati a Tor di Quinto, Ciro Esposito venne raggiunto anche da un altro proiettile, oltre a quello mortale, di striscio alla mano. Insomma eventuali errori e «falle» nella gestione dell’ordine pubblico sono al vaglio della procura. I familiari di Ciro Esposito, che più volte oralmente in presenza dei loro legali, hanno rappresentato la problematica della gestione del prepartita, si sono riservati di sporgere denuncia nei confronti dei responsabili della sicurezza in città. C’è infine un altro punto su cui si chiede chiarezza: i cellulari che hanno smesso di funzionare allo stadio prima dell’inizio della partita. Tanto che neanche il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, come ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, è riuscito a telefonare e ad avere notizie in tempo reale sulle condizioni di Esposito, ricoverato in ospedale, perché il suo apparecchio non era funzionante. Potrebbe essere successo qualcosa per impedire alle tifoserie di usare i cellulari per conoscere quanto era accaduto fuori e quindi infervorare gli animi e la tensione, già alle stelle.