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Normalità Nainggolan: la Roma e il mistero di un guerriero al ribasso

Il Ninja sembra come scomparso: tira meno in porta rispetto all'anno scorso, lotta meno e perde più palloni

Redazione

Nella Roma c’è un interrogativo irrisolto. Che fine ha fatto Nainggolan? Il centrocampista da quattordici reti, il miglior romanista dell’anno, pare sparito. Peggio: normalizzato, scrive Matteo Pinci su "Repubblica". Tira meno in porta, lotta meno e perde più palloni. L’occasione per rinascere è dietro l’angolo: stasera all’Olimpico arriva il Bologna, a cui ha già segnato tre volte: tolta l’Inter, la squadra del figlio del mister Di Francesco è il suo bersaglio preferito.

Magari a pesare sulle sue prestazioni è il timore di perdere un Mondiale che avrebbe strameritato. Spalletti ne aveva scatenato l’anarchia a ridosso delle punte. Di Francesco era certo di farne una mezzala d’attacco senza eguali, poi ha provato a ridisegnarlo trequartista, infine l’ha inventato ala destra. Il risultato però è lo stesso. Anche lo scorso anno a questo punto aveva segnato un solo gol: proprio alla decima, tra l’altro. E’ l’intensità però che pare diversa. E la metamorfosi è nei numeri. Calcia in porta meno del viola Veretout, quanto Parolo e Bonaventura, Barella e Ionita: 1,3 conclusioni a partita, erano più del doppio nel campionato scorso. Non corre meno, anzi da inizio campionato gira al ritmo di oltre dieci chilometri a partita. La prova che da un punto di vista fisico non ha subito cali. Eppure a risentirne sono quelle doti fisiche con cui ha spesso imposto il proprio strapotere in mezzo al campo. Fatica a contrastare, non lo fa più di una volta a partita: un anno fa erano due volte e mezzo in più. L’unica voce in aumento, è quella delle palle perse, anche se non di molto: 2,2 ogni 90’ minuti, erano appena meno di 2 un anno fa.