È giusto usare un ragazzino di 19 anni, scrive Matteo Pinci su La Repubblica, arrivato a Roma un anno fa dopo un’infanzia difficile, come un esempio vivente? Punirne uno per educarne una trentina. A novembre, Felix Afena Gyan era il ragazzo volenteroso da premiare per il suo impegno, che aveva prodotto grazie a due gol la vittoria sul campo del Genoa. Era lo strumento per dire a tutta la squadra “prendete esempio”, con quell’incoronazione pubblica in favore di telecamera, col dono delle scarpe da 800 euro. Un’ostentazione. Come la punizione di oggi. Lunedì Mourinho ha usato di nuovo Felix, ma per mandare un altro avviso ai naviganti: chi sbaglia, paga. Esponendolo alla gogna pubblica, dopo averlo pubblicamente esaltato. Poco importa che Zaniolo ed El Shaarawy avessero fatto lo stesso, una settimana prima, con presenze in discoteca documentate nella notte dopo una partitaccia della squadra a cui non avevano potuto partecipare. Forse, agli occhi di Mourinho, quello di Felix è stato una sorta di tradimento, dopo tutto ciò che aveva fatto per il ragazzo. O magari ha semplicemente colto, nel reiterarsi di questa abitudine, una pericolosa deriva da arginare con le brutte. Uno scarso interesse del suo gruppo per le sorti della squadra, soprattutto da parte di chi in quel momento non fa parte del gruppo sceso in campo.
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Mourinho e la Roma spariscono in discoteca
Lunedì Mourinho ha usato di nuovo Felix, ma per mandare un altro avviso ai naviganti: chi sbaglia, paga
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