Nella Roma c’è una categoria di calciatori abilissimi nel risolvere i problemi, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. Anche quando non sarebbe proprio il loro mestiere. Uno è Gianluca Mancini, professione difensore ma con specializzazione avanzata nel tirare fuori i compagni dalle situazioni complicate. Dopo il gol che ha affondato il Cagliari e quello con cui ha ripreso per i capelli la fuga di Conte all’Olimpico, ieri ha mandato di traverso al Genoa di Ballardini e del presidente Preziosi il pranzo della domenica.
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Mancini capoccia, antidoto per la Roma che non segna più
Il difensore autore del gol da tre punti contro il Genoa
La sua testata ha riportato - almeno per una notte, in attesa di Inter-Atalanta - la Roma al 4° posto e in scia della Juve, nonostante una partita non esattamente emozionante. Anche a causa della latitanza degli attaccanti romanisti. Diventata, nel girone di ritorno, quasi una certezza statistica. Dopo il giro di boa, 7 gol su 10 li hanno messi a segno bomber prestati da altri reparti: Veretout, Spinazzola, Diawara. E appunto Mancini. Impietoso poi nel riconoscere: "Non abbiamo fatto una buona partita, per la Champions serve di più".
Fonseca paga certamente l’assenza di Dzeko, fermato da un guaio all’adduttore, dopo essere scivolato nelle gerarchie a causa di un’acerrima lite con l’allenatore. E anche quella di Veretout, principale realizzatore del club, ancorché mediano incursore, fuori almeno un mese per guai al flessore. Il tecnico ammette: "Dobbiamo gestire i giocatori". Anche perché giovedì è già ora di un’altra partita chiave, con lo Shakhtar che il portoghese ha allenato dal 2016 al 2019.
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