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Liverpool, Alisson: “A Roma paravo meglio, qui conta il collettivo. Da voi ho lasciato il cuore”

Il portiere brasiliano: "L’anno scorso ho giocato anche meglio, ho fatto più parate, ne ho fatte di migliori senza però portare a casa niente. Qui ho vinto il premio per il portiere meno battuto e per 26 volte non ho preso gol, ma sono meriti...

Redazione

"Il Liverpool ha invitato a Madrid anche Loris Karius, l’uomo che lo scorso anno trasformò la finale contro il Real Madrid in una sorta di vergogna personale. Lui, che è ancora sotto contratto con i Reds, ha gentilmente declinato, perché sa che attorno alla squadra è meglio che non svolazzino fantasmi, e lui sarebbe stato uno spettro in carne e ossa, soprattutto per chi ne ha preso il posto, ovverosia Alisson Becker, che ha rilasciato un'intervista a "La Repubblica": "Un po’ di ansietà ce l’ho, ma non per quello che è successo a Karius. Sento la pressione, la responsabilità, ma l’esperienza mi dà tranquillità, fiducia. Ho imparato a essere equilibrato nella gestione di momenti ed emozioni. E mi sono preparato guardando le parate di Dudek nella finale del 2005".

" Sente di essere stato decisivo, per il Liverpool?

Mi sono sentito protagonista perché so di aver dato un contributo. Le parate contro il Barcellona sono state importanti e con quella su Milik il club si è ripagato la metà del mio cartellino… L’anno scorso a Roma ho giocato anche meglio, ho fatto più parate, ne ho fatte di migliori senza però portare a casa niente; questo significa che quello che conta davvero è il lavoro di squadra. Qui ho vinto il premio per il portiere meno battuto e per 26 volte non ho preso gol, ma sono meriti collettivi.

"È felice, a Liverpool?

Sì, sto bene anche se rispetto a Roma, dove ho lasciato il cuore e i ricordi migliori, è tutto diverso: il modo di pensare, di giocare e vivere. Solo la passione dei tifosi è identica.

"Se dovesse spiegare come mai gli inglesi hanno quattro squadre in finale, quali parole userebbe?

Intanto non è così vero che tra noi e voi ci sia così tanta distanza, lo dimostrano la Juve o la Roma dell’anno scorso. La differenza vera non sta nella qualità dei giocatori ma nell’intensità, che qui è la stessa in allenamento e in partita.