La storia tra la Roma e gli arbitri somiglia a una di quelle telenovele in cui si litiga a ogni puntata, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. Ma forse mai come stavolta José Mourinho aveva elementi da portare sul tavolo della discussione. Un rigore contro dopo una manciata di minuti, un altro richiesto e non concesso su Zaniolo. “A livello arbitrale siamo sempre noi gli sfortunati", inizia così Mourinho, agitato nel suo cappotto grigio di tuta che lo fa somigliare a un rapper. Ma è solo un modo per rompere l’argine. “Il Var ha voluto essere protagonista, l’arbitro non ha avuto la personalità“. Parole pesanti come macigni. “Ancora non mi è arrivata nessuna immagine in cui si vede chiaramente se è rigore. L’ho chiesto a Daniele – dice parlando dell’arbitro Chiffi – ma i miei video analisti non hanno nessuna immagine che dica se Abraham tocca il pallone. Non riesco a vedere. Si vede il movimento di Tammy che apre il braccio ma non si vede il contatto puro e netto. Se questo è rigore, cosa erano quelli su Ibanez e Zaniolo? Se paragoni questo rigore a quello di Zaniolo e di Ibanez, o li dai tutti e tre o non ne fischi nessuno. Io in questa partita avrei dato zero rigori, lui ne dà uno contro di noi. Vogliamo uniformità". L’autolesionismo di Ibanez resta l’immagine sovrana di una partita che la Roma ha fatto di tutto per complicarsi, fin dal primo momento. “Abbiamo sbagliato le basi del calcio a livello tecnico. Il secondo gol l’ultimo rigore, esempi di situazioni in cui perdiamo palla con facilità estrema. Una qualità bassissima. Siamo stati sempre in partita, sul 2-0 e anche sul 2-1, prima che Karsdorp fosse espulso. Ma abbiamo perso palloni semplici, una qualità bassissima“.
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La Repubblica
L’ira di Mou: “Arbitro senza coraggio”
Parole pesanti quelle del tecnico: "Il Var ha voluto essere protagonista"
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