Nelle sue molte incarnazioni Ranieri ha visto di tutto. Non ha mai detto di essere un fenomeno, non ha mai dimostrato di essere una scartina. Ha solcato i mari, ha rischiato colpi clamorosi e accettato figuracce (la più clamorosa come ct della Grecia). Come scrive La Repubblica, quand'era al Chelsea venne per lui coniato un termine elastico e centrato, “the tinkerman”, per alludere ai suoi certificati talenti da “minestraro”, di colui che fa quel che può con gli ingredienti rimasti in dispensa. Ranieri è un pezzo di Roma città e di Roma squadra. Col suo naso camuso potrebbe posare per il busto di qualche imperatore. Adesso all’imperatore chiedono un posto in Champions lavorando per soli tre mesi, mentre la società traballa così tanto che è difficile mettere a fuoco persino le competenze del magazziniere. Il suo dire sì al “progetto” non fa di Ranieri né un eroe né una scelta disperata. Non gli sfuggirà tuttavia di avere appena affittato una casa vacanze nella stagione delle piogge: esci con il costume da bagno ma ti porti l’ombrello. Ranieri è un uomo dalla panchina poliglotta ma non è un vincente. Proprio con la Roma, subentrato a Spalletti, fu sul punto di regalarsi il classico trionfo oltre ogni immaginazione. Era il 2010 e stava accadendo l’impossibile. Non si sa bene come la sua Roma aveva quasi vinto lo scudetto. E non si sa bene come lo perse nel secondo tempo contro la Samp. C’era Rosella Sensi, oggi non c’è nessuno o quasi. E Totti è in borghese. Contro l’Empoli non avrà a disposizione mezza squadra e l’altra mezza ha il morale nebulizzato. Può un uomo di 67 anni restituire in poche ore slancio, allegria e obiettivi credibili a 25enni invecchiati rapidamente? Più che un gioco, deve dare un senso.
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La sfida di Ranieri-Tinkerman che frigge con l’olio che ha
Tre mesi a disposizione dell'ex tecnico del Fulham per raggiungere l'obiettivo Europa
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