La Roma ingrana conquista la sesta vittoria di fila e, come sottolinea Matteo Pinci su La Repubblica, paradossalmente alimenta i rimpianti per quel che poteva essere e (forse) non sarà.
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La Roma non trova più ostacoli. El Shaarawy la trascina al terzo posto
Spalletti ha trasformato l’armata Brancaleone eliminata a dicembre dallo Spezia in coppa Italia in un esercito che da un mese non sa far altro che vincere: 18 punti, 18 gol e solo 3 subiti nelle ultime 6 gare
Il popolo romanista oggi può leggere di una classifica in cui la propria squadra è nuovamente terza, con la prospettiva di godersi in poltrona la due giorni di scontri diretti, Fiorentina-Napoli lunedì e Juventus-Inter stasera.
«Non culliamoci sui risultati» è il monito di Spalletti. Il tecnico toscano ha trasformato l’armata Brancaleone eliminata a dicembre dallo Spezia in coppa Italia in un esercito che da un mese non sa far altro che vincere: 18 punti, 18 gol e solo 3 subiti nelle ultime 6 gare.
Non le ha impedito di violare Empoli nemmeno la più dolorosa questione della storia giallorossa: l’abiura di Francesco Totti, la rottura pubblica e reciproca di una settimana fa con l’allenatore mista all’ansia per l’arrivo di Pallotta, che in queste ore sbarcherà in città per parlare con lui dell’eventualità o meno di un rinnovo per un anno. Con Dzeko e Salah la Roma aveva scavallato la domenica di passione tottiana asfaltando sotto 5 gol il Palermo, s’è ripetuta grazie a Pjanic e El Shaarawy facendone 3 all’Empoli.
Ai più attenti Empoli ha detto pure che, in questa Roma, Totti non gioca dall’inizio nemmeno quando manca Dzeko (“Volevo metterlo nel finale, ma la squadra faticava”, spiega Spalletti). La notizia è che, in una giornata così e dopo un mese come questo, alla questione non fa più caso (quasi) nessuno.
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