Se c’è un anno buono per vincere lo scudetto è questo. Come ricorda Fabrizio Bocca sull’edizione romana di Repubblica, non più tardi di due mesi fa ci si chiedeva se fosse giusto ricominciare con Paulo Fonseca. Oggi il portoghese è considerato il conduttore e il pilastro di sostegno di una nuova Roma che entusiasma.
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La nuova Roma firmata Fonseca: “Così ho cambiato modo di giocare”
Tutti i motivi per cui i giallorossi possono credere in una grande impresa
Il cambio della guardia in società ha sicuramente influito, portato nuovo ottimismo e certezze: vedere Friedkin padre e figlio sempre in tribuna ovunque è stata una sferzata per l’ambiente, a cominciare dai giocatori.
Si diceva di Paulo Fonseca. La partita della svolta fu la sconfitta di Napoli a luglio. Da allora la Roma non ha più perso in campionato: sono le 16 partite del decollo. “Non sono l’allenatore che ero prima, e non sono neanche l’allenatore che ero l’anno scorso, mi sono evoluto a livello tattico. Quello che pensavo quando sono arrivato, è molto lontano da quello che penso adesso”.
Eliminati i trottolini inconcludenti alla Under e Kluivert, spazio all’esperienza e al calcio più fisico delle nuove spalle di Dzeko: Pedro, Mkhitaryan, Borja Mayoral. Smalling, Mkhitaryan, Pedro, Ibanez, Villar: è giusto dare a Petrachi quel che è di Petrachi. Da Napoli- Roma del 5 luglio al Napoli-Roma di domani. Tutta un’altra.
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