rassegna stampa roma

La decadenza e i suoi simboli

LaPresse

De Rossi è stato importante per la Roma, ma anche per Roma città priva di solidi punti di riferimento

Redazione

Si ripete spesso che il calcio ha bisogno di simboli, in un’epoca dove nello sport contano soltanto i soldi. scrive Sergio Rizzo su La Repubblica.

E non c’è dubbio che Daniele De Rossi lo sia stato, un simbolo. Importante, come Francesco Totti prima di lui, e in un momento come questo forse ancora di più. Per la Roma, ma anche per Roma.

Questa è una città frastornata, con la qualità dei servizi al minimo storico: dove le stazioni della metropolitana possono restare chiuse per mesi perché le scale mobili non funzionano. Una città priva di solidi punti di riferimento, amministrata male e di fatto abbandonata a se stessa dallo stato centrale. Una città bloccata da anni, appesa a progetti che mai si concretizzano, fra polemiche, ingorghi burocratici e strascichi giudiziari. A partire, va ricordato tanto più in questa circostanza, dallo stadio della stessa Roma.

Ed è questo, più del fatto in sé, il vulnus che si porta dietro il non volontario divorzio del capitano della Roma Daniele De Rossi dalla sua squadra.

Lo stadio della Roma è in un limbo surreale da almeno cinque anni, e c’è chi continua a sostenere che la sua incerta realizzazione potrebbe perfino indurre l’attuale proprietario della società calcistica, l’americano James Pallotta, a gettare la spugna. Certo si parla di società quotate in borsa, e che come tutte le aziende del calcio professionistico perseguono innanzitutto la logica del profitto, tanto che l’interesse economico risulta ormai ovunque del tutto prevalente rispetto a quello strettamente sportivo. Le scelte si fanno innanzitutto rispettando quell’obiettivo, anche perché una società che sta sul mercato qual è la Roma deve rendere conto pure ai risparmiatori che investono comprando le sue azioni. Lo sappiamo bene. Ma è comunque singolare che la dirigenza di un club così radicato in una città dove il calcio scandisce la vita quotidiana (quotidiana!) di centinaia di migliaia di persone non abbia valutato, spingendo De Rossi verso l’uscita, come il peso di una tale decisione andasse ben oltre i futuri risultati agonistici e dunque anche oltre il tornaconto economico.