Tre gol e tutti nei primi 21 minuti di gioco. Tanto basta per far esplodere la curva sud. È il 19 marzo scorso, all'Olimpico si gioca la RomaFiorentina: una partita decisiva, perdendo la quale la squadra giallorossa uscirà dalla Europa League. E i tifosi, con quelle reti disonorevoli e a raffica, vanno fuori di testa. Non è ancora finito il primo tempo che in tanti addirittura se ne vanno. Non era mai successo. Appare uno striscione. La scritta è emblematica: "La Roma s'è rotta er cazzo. A presto".Epperò a dieci minuti dalla fine della partita, gli spalti vuoti della curva sud tornano a riempirsi. La squadra viene sommersa di fischi. Gli ultrà chiamano i giocatori. Li convocano, neanche fossero i giudici di un improvvisato tribunale popolare. E loro, Totti in testa, si avvicinano ai tifosi. Litigano. Urlano. Un capo ultrà strilla imbufalito, il capitano ascolta a testa china. Un coro intona: "A lavorare, andate a lavorare". La rabbia è tanta, in questa stagione disgraziata, e ora c'è anche la paura che la supremazia cittadina ceda il passo e il trono ai cugini biancocelesti. E allora eccole le minacce:"Se vi fate superare dalla Lazio, veniamo a prendervi uno per uno a casa". Una minaccia, lo raccontano i volti allucinati dei senatori giallorossi, concreta. Tanto che le forze dell'ordine, carabinieri e polizia, nei giorni successivi decidono di sentire i giocatori più rappresentativi.Il Viminale si proclama subito infastidito per aver assistito alla scena di sottomissione e il portiere della Roma, oltre che consigliere federale, Morgan De Sanctis chiede che partano subito indagini e zero tolleranza verso la soluzione di far parlare tifosi, spesso ultrà, e giocatori, nei momenti di tensione. La Figc si era fatta carico del problema annunciando sanzioni per i club che si sottopongono al processo degli ultrà. Ma poi non se n'era fatto niente.E così ecco che, dopo quelle parole dure che qualcuno cerca di negare, proprio De Sanctis conferma in toto quanto accaduto sotto il settore più caldo della tifoseria romanista e si dimostra come sempre collaborativo. A turno tutti raccontano che il centrocampista bosniaco Miralem Pjanic, il primo a fare ritorno negli spogliatoi, è stato colpito in testa da un accendino. Convocato però in Bosnia per giocare in nazionale, in quei giorni non potrà essere ascoltato. Tra le tante testimonianze, poi, c'è quella di Daniele De Rossi.Romano, romanista e con un passato da giovane tifoso proprio in curva sud, "Capitan futuro" è considerato dalle forze dell'ordine come uno dei pochi a poter dialogare con i tifosi. Gli ultrà lo hanno coccolato e difeso anche nei momenti più bui, in campo e nella vita privata. Il 16 marzo, tre giorni prima della contestazione, gli dedicano anche uno striscione durante RomaSampdoria: "Il nostro amore oltre le malignità... DDR condottiero della città". Così, quando tocca al nazionale azzurro parlare davanti ai carabinieri e alla polizia, arriva una versione che stona al confronto con quella dei compagni.De Rossi ridimensiona le minacce e racconta di una normale discussione tra giocatori e tifosi. Ma per gli investigatori, ci sarebbe un video che confermerebbe invece la versione dei suoi compagni di squadra.Intanto gli inquirenti identificano quattro tifosi di età compresa tra i 22 e i 28 anni che non solo hanno esposto striscioni contro la madre di Ciro Esposito nel corso dell'ultimo RomaNapoli, ma che avrebbero fatto parte del gruppo degli ultrà autori delle minacce del 19 marzo. Il 20 aprile P. D., P. G., D. G. e S. N. sono stati iscritti nel registro degli indagati. Due di loro hanno precedenti per violenza e minacce a pubblico ufficiale, rapina e lesioni e sono un gruppo caratterizzato dalla comune militanza politica di estrema destra. Presto, però, alla lista degli indagati potrebbero aggiungersi nomi.
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Inchiesta ultrà Roma, minacce ai calciatori. “De Rossi nega le violenze ma il video lo smentisce”
L'indagine sulle aggressioni dopo la disfatta con la Fiorentina. Già individuati 4 tifosi del blitz. "In curva le reclute di CasaPound"
Dopo anni di Daspo potrebbe essere arrivata la stagione degli arresti. Tra i quattro che hanno ricevuto lo stop della Questura per gli striscioni, ci sono ragazzi collegati a CasaPound. Che ormai sembrerebbe "pescare" proprio in curva sud le sue nuove leve.
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