rassegna stampa roma

Il sindacato calciatori:” Basta con i club che non pagano”

(repubblica.it) E’ scontro aperto fra l’Aic, il sindacato calciatori, e la Lega Pro. Mario Macalli, come noto, punta a “ripulire” i suoi campionati, arrivando a sessanta club divisi in tre gironi.

Redazione

(repubblica.it) E' scontro aperto fra l'Aic, il sindacato calciatori, e la Lega Pro. Mario Macalli, come noto, punta a "ripulire" i suoi campionati, arrivando a sessanta club divisi in tre gironi.

Quando? Il più presto possibile, prima che molte società scompaiano travolte dai debiti (e da pessime gestioni). Ma Damiano Tommasi, n.1 del sindacato calciatori, non è d'accordo sulla "quota 60":  nessuna intenzione di "difendere i posti di lavoro", garantiscono dall'Aic, ma "vogliamo club che paghino regolarmente gli stipendi, che dopo essersi iscritti possano concludere la stagione...". Poi, spiegano anche "se sono 60 o 20 a noi non interessa. Non è questione di numeri ma di affidabilità, di garanzie che ora  non ci sono". Lo scontro è forte: il 73% dei club di Lega Pro, secondo l'Aic, paga il minimo contrattuale e tantissime società sono in ritardo di mesi con gli stipendi. Basta guardare le penalizzazioni in classifica: meno dello scorso anno, d'accordo, ma non è finita qui. La Lega Pro ha il lodevole intento di trovare un suo assetto stabile ma non esiste, purtroppo, un progetto organico di riforma dei  campionati che possa coinvolgere tutti, dalla A ai Dilettanti. Ognuno va per la sua strada. La Lega di B, con Andrea Abodi, ad esempio ha deciso di scendere da 22 a 20 club (progetto più che lodevole): ma da quando? La Lega di A non ci pensa nemmeno di tagliare due società, e arrivare così a 18, come sarebbe logico. Almeno sino al 2015 non se ne parla.

 

La Lega Dilettanti aspetta di vedere che decidono gli altri, ma è ovviamente interessata a sapere quello che fa la Lega Pro. Ora è stato fissato un tavolo di trattativa comune, ma, visti i precedenti fallimenti, c'è ben poco da sperare. Giancarlo Abete ci provò tantissimi anni fa con una riforma seria dei campionati ma fu stoppato dai poteri forti. Ora, pur essendo presidente della Figc, non può certo comportarsi da dittatore (anche se magari, in qualche caso, gli verrebbe voglia...) e imporre le sue scelte. Il 7 marzo è previsto il primo consiglio federale dell'anno: si parlerà di sicuro del codice etico e delle linee guida del Coni, che vanno recepite, e degli stage azzurri (manca ancora una riposta della Lega di A e Prandelli scalpita). Chissà se sarà anche l'occasione per parlare (litigare?) anche sulla riforma dei campionati? O si aspetterà che le società portino i libri in tribunale?  Il sindacato calciatori, stavolta, è sul piede di guerra.Derby di Roma: ricominciamo da 1.600  bambini...Derby di Roma: 32.401 paganti, 18.400 abbonati. Fra questi, 1.600 bambini. E' un segnale, un piccolo segnale, di normalità, di fiducia nel futuro, che ha voluto dare il questore di Roma, Francesco Tagliente. Un passo avanti per cercare di riportare le famiglie negli stadi. All'Olimpico, si sa, c'è il problema della tribuna Tevere nella gare a rischio: i soldi per mettere una divisione amovibile (da alzare e abbassare quando serve) non ci sono. Il Coni ha speso molto, i club non essendo loro l'impianto sperano (o sognano?) di costruirsi uno stadio di proprietà, più piccolo e confortevole. Per questo la questura romana, in occasione del derby, studia delle soluzioni per portare un po' di spettatori, e fra questi i  bambini, nella Tevere. Mi rendo conto che non sia una soluzione definitiva, e nemmeno ideale: ma è pur sempre meglio che chiudere questa tribuna, no? Bisogna guardare avanti: il derby alle 15 e non di sera ha dei vantaggi, una migliore gestione dell'ordine pubblico. Ma ora il Viminale dovrà mettere mano, con fermezza alla tessera del tifoso. Bisogna agevolare chi vuole andare allo stadio (e pure in trasferta), non penalizzarlo. Ci vuole solo un po' di buona volontà, e l'intenzione di ascoltare anche la voce dei tifosi.