Il destino del calcio italiano è legato a una cambiale in scadenza da oltre 300 milioni. I club hanno pochi giorni per pagare gli stipendi del primo trimestre del campionato in corso ed evitare penalizzazioni in classifica, ma c’è un piccolo, grande problema: la cassa è vuota, scrive Franco Vanni su La Repubblica. Avrebbero avuto ancora pochi giorni per il saldo, ma ieri il consiglio federale ha dato un po’ d’ossigeno al movimento, spostando il termine dal 16 novembre al 1° dicembre. È una mossa utile solo a guadagnare tempo, non risolve il problema: in sostanza, il calcio aspetta solo un intervento del governo per salvarsi, 15 società su 20 hanno difficoltà a onorare la scadenza.
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Il calcio sull’orlo del baratro cerca i soldi per gli stipendi
Per i club una proroga di 15 giorni aspettando l’aiuto del governo per salvare il sistema. Roma e Napoli, slitta il verdetto d’appello
Adesso è il momento di pagare e ci sono tre società di A che non hanno ancora versato l’ultimo mese della vecchia stagione, né hanno trovato accordi con i loro tesserati. In consiglio, la decisione è passata superando qualche resistenza di calciatori e allenatori, cui tuttavia non sfugge il fatto che le società si trovino con abbonamenti e biglietti azzerati, un’accesa dialettica con le tv, la fuga degli sponsor. Tutte conseguenze della pandemia. Per chi non ce la fa, è prevista la penalizzazione (2 punti per gli stipendi netti e 2 per i contributi). Sarebbe uno scossone in una classifica che attende il verdetto d’appello (previsto ieri, arriverà in settimana) sui ricorsi di Roma e Napoli contro le sconfitte a tavolino con Verona e Juventus.
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