Serviva lui. Ha risposto presente! Paulo Dybala, santo subito, scrive Piero Torri su La Repubblica. Da campione qual è, al di là di qualsiasi considerazione su una fragilità fisica che purtroppo è agli atti. Lo ha fatto con un gol straordinario soprattutto per averlo pensato prima ancora che eseguito, sfruttando un grazioso regalo di un Torino che non è mai riuscito a capire che la Roma stava giocando in dodici. Solo che il dodicesimo era la crescente paura che sta accompagnando dall'inizio della stagione una squadra, che fa una dannata fatica a essere tale. Contro il Toro serviva un segnale di vita. E' arrivato grazie al giocatore migliore, l'unico campione di una rosa assemblata con poca conoscenza calcistica, nonostante uno sforzo economico da oltre centodieci milioni nell'ultimo mercato estivo, con una chimica di gruppo che non esiste, con idee e progetto (progetto?) cambiati in corso d'opera, continuando a navigare a vista in un mare sempre più in tempesta. Consoliamoci allora con Dybala e, con la possibilità che sia stata trovata la coppia di mediani con cui ostinatamente il tecnico croato continua a giocare confermando, partita dopo partita, una linea a quattro in mezzo al campo. Kone é Le Fée, infatti, hanno dato la sensazione di poter essere presente e futuro, in una gara in cui il centrocampo della passata stagione (Cristante, Paredes, Pellegrini) si è messo seduto in panchina. Un inizio di futuro? Forse. Con Juric? A Verona sì. dopo chissà. Con la Roma, del resto, le sorprese sono all'ordine del giorno. Purtroppo.
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Grazie a Dybala l’unica stella di una squadra che non brilla
La Joya ha regalato tre punti alla Roma contro il Torino con un gol straordinario soprattutto per averlo pensato prima ancora che eseguito
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